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Caos Serie A, Juve-Inter e altre 4 gare il 13 maggio

Polemiche rinvii. C.Italia con Milan senza tifosi 'aree rosse'

Niente porte chiuse, ma anche niente partite. Solo tanto caos e un mare di polemiche con il rischio, per dirla con i tifosi, di un "campionato falsato". L'emergenza coronavirus che aveva inizialmente dirottato il big match Juventus-Inter e altre quattro partite di questo week end verso stadi senza tifo, ha portato al rinvio di tutte e cinque (su 10 della 26ma giornata): oltre alla sfida scudetto, non si giocheranno Milan-Genoa, Parma-Spal, Sassuolo-Brescia, Udinese-Fiorentina. Per tutti, la Lega di Serie A ha deciso che si recupereranno il 13 maggio, pochi giorni prima della fine del campionato (il 24), con la finale di Coppa Italia che slitta a mercoledì 20, ma non sarà a Roma per i lavori di ammodernamento dell'Olimpico in vista dell'Europeo. Intanto per il ritorno della semifinale di Coppa Juve-Milan, mercoledì prossimo a Torino, si va verso una soluzione intermedia proposta dal governo: a porte aperte ma con divieto di accesso per i tifosi provenienti dalla Lombardia, dal Veneto e dall'Emilia Romagna.

"La valutazione unanime dei vertici del mondo sportivo è stata quella di prediligere il rinvio piuttosto che giocare negli stadi vuoti, tenendo conto anche delle ripercussioni a livello di immagine sul nostro Paese", ha spiegato il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora che per la prossima giornata intanto pensa di limitare il divieto alle sole Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna (ma con stop di trasferta per i tifosi) e intanto parla anche "delle difficoltà nella programmazione di turni supplementari in un calendario mai come quest'anno denso di appuntamenti". Già, il calendario, che per via dei tanti rinvii legati all'emergenza ha già sollevato una marea di critiche e polemiche via social, con gli hashtag #CampionatoFalsato e #FermiamoStaPagliacciata entrati in tendenza su Twitter. Campionato a parte, se i nerazzurri dovessero andare avanti in E.League e C.Italia, avrebbero otto partite in 24 giorni oltre a dover recuperare il match contro la Samp. La decisione dei rinvii è stata presa "a tutela della salute pubblica", ha spiegato la Lega di A, mentre Spadafora - che ha definito "inaccettabile, in un momento come questo, giudicare le scelte secondo una visione di parte" - ha ricordato come "l'emergenza ha costretto il governo a prendere decisioni impopolari, ma necessarie". Che hanno, inevitabilmente fatto esplodere le polemiche.

"Rispetto per la salute ma chiediamo chiarezza", le parole dell'Ad dell'Inter, Beppe Marotta, che si è detto "molto preoccupato. Se il governo proroga il blocco fino all'8 marzo mi chiedo come riusciremo a giocare la prossima giornata. Tutto poteva essere gestito meglio e si deve salvaguardare l'equilibrio e la competitività del nostro campionato. Bisogna adottare un criterio univoco e armonioso", ha concluso Marotta chiedendosi "se abbia senso avere la Serie A a 20 squadre, io sono per ridurla a 18". E par condicio la chiedono anche il tecnico della Roma Paulo Fonseca e del Lecce Fabio Liverani. "Per non avere dubbi sulla regolarità sportiva penso sia giusto far giocare tutte le squadre a porte aperte o a porte chiuse o, al contrario, rinviare l'intera giornata di campionato, per garantire la regolarità del torneo", ha chiosato il portoghese, condiviso dal collega del club salentino: "Come al solito in Italia si prendono decisioni a vantaggio solo di pochi, decisioni senza senso e senza logica", come quella di non vietare la trasferta ai tifosi bergamaschi a Lecce che saranno (poco meno di 200) comunque sottoposti a termoscanner al loro arrivo. E sull'emergenza - che ha visto oggi la Juventus U23 sospendere l'attività dopo i casi di positività di 4 giocatori della Pianese, formazione contro cui aveva giocato domenica scorsa - è tornato anche il n.1 del Coni Giovanni Malagò ricordando che "in questo momento la salute dei cittadini è la priorità assoluta del nostro Paese. Di conseguenza tutto lo sport deve adeguarsi e prendere decisioni, magari anche impopolari", ha concluso invitando tutti "ancora a qualche giorno di tolleranza".

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