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Ascoli e il raccattapalle, quel calcio lontano dalla Var

Ascoli e il raccattapalle, quel calcio lontano dalla Var

In quegli anni perfino la 'moviola' fuori dal campo poteva sembrare un azzardo

ROMA, 08 gennaio 2020, 14:34

Redazione ANSA

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Savoldi sta per tirare in porta - RIPRODUZIONE RISERVATA

Savoldi sta per tirare in porta - RIPRODUZIONE RISERVATA
Savoldi sta per tirare in porta - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il calcio ai tempi della semplicità. Quando non solo la Var, ma perfino la 'moviola' fuori dal campo poteva sembrare un azzardo. E un ragazzo di 16 anni vestito da raccattapalle poteva diventare protagonista, togliendo letteralmente dalla rete un gol di Savoldi senza che nessuno se ne accorgesse.Succedeva 45 anni fa, ad Ascoli, stadio simbolo di quel calcio pane e salame fatto di polemica e provincia, senza 'complicazioni' tecnologiche. Come dire, il fattore umano contava, eccome. La domenica sembrava destinata a scorrere senza bollicine, con il Bologna che cala il tris sul terreno dello stadio Cino e Lillo Del Duca di Ascoli contro la squadra allenata da Carletto Mazzone e presieduta dal leggendario Costantino Rozzi, al primo anno di Serie A. Gli emiliani si avviano al poker con il bomber Beppe Savoldi, che in estate verrà ceduto al Napoli per la cifra-record di 2 miliardi di lire, ma a un certo punto accade qualcosa che non ha precedenti nella storia del campionato italiano e che trasformerà quell'Ascoli-Bologna della 13/a giornata in qualcosa di memorabile.

Un ragazzino in tuta, che si trova alle spalle della porta difesa dal secondo portiere marchigiano Pier Luigi Masoni (quella alla sinistra della tribuna centrale), infila il piedino fra i buchi della rete e ferma il pallone infilato in porta da Savoldi, calciandolo verso la parte opposta e impedendogli di fissare il punteggio sul 4-1. La partita è agli sgoccioli, ma poco importa; il 16enne Domenico Citeroni entra nella storia nel calcio italiano e, da quel 12 gennaio 1975, vi rimane a pieno titolo. Nessuno, prima o dopo di lui, oserà arrivare a tanto. "Non so cosa mi passò per la testa - ricorda Citeroni, che vive ancora ad Ascoli e oggi è un uomo maturo - fu un gesto istintivo. Facevo il raccattapalle, perché non avevo i biglietti per assistere alle partite: mi mettevo in fila alle 10 del mattino, assieme ad altri ragazzi, sceglievano i primi 12.

Però avevo il privilegio di vedere da vicino i campioni di tutte le squadre. Vuoi mettere? Una volta Zoff mi rimproverò, perché perdevo tempo a riconsegnare la sfera: 'Benedetto ragazzo, sbrigati a restituirmi il pallone', mi disse. Era una tattica per favorire l'Ascoli che è ancora la mia squadra del cuore". Dopo aver negato il gol a Savoldi, il 'raccattapalle di Ascoli' diventò famoso. "Scappai e sparìi, capivo di averla fatta grossa, ma dopo tre giorni però mi ritrovai i giornalisti davanti casa - ricorda Citeroni -. Mi invitò anche La Domenica Sportiva, dove conobbi Savoldi: ci premiarono. Se con la Var avrebbero subito capito tutto? Sicuramente si. Quel giorno l'arbitro, credo fosse Barbaresco, non vide nulla, perché impallato dal difensore Castori e dal portiere, dunque non convalidò mai il gol di Savoldi. In effetti, il pallone la linea non l'aveva proprio varcata.

Diventai famoso al punto che, qualche domenica più tardi, prima della partita fra l'Ascoli e la Lazio campione d'Italia in carica, mi portarono nello spogliatoio dei biancocelesti, mi dissero che Chinaglia voleva parlarmi. Entrai e il centravanti laziale era sulla lettiga per farsi massaggiare: mi prese il braccio e mi sussurrò all'orecchio: 'Niente scherzi, se fai a me quello che hai fatto a Savoldi, ti stacco la testa', e giù una risata. Insomma, ormai mi conoscevano".

L'Ascoli decise così di posizionare Citeroni a raccogliere palloni fra le due panchine. "Io preferivo stare dietro la porta, perché poi mi appropriavo di guanti e cappellini lasciati dai portieri. Una volta Sulfaro mi inseguì per tutto il campo. Il calcio allora era diverso, oggi è tutto diverso. Io, però, continuo a tifare Ascoli e detesto per chi non sostiene le squadre della propria città". Dell'episodio fu vittima e protagonista anche Beppe Savoldi che ricorda come quello 'scherzo' gli sia costato un titolo di capocannoniere. "Io, Pulici e Rivera finimmo a pari merito con 17 gol, ma Pulici aveva giocato una partita in meno e il titolo di capocapocannoniere andò a lui - racconta 'Beppe-gol' -. Io, quel giorno ad Ascoli, non vidi nulla, perché ero coperto dal portiere, ma Giacomo Bulgarelli se ne accorse e protestò parecchio con l'arbitro. Purtroppo, inutilmente. Meno male che vincevamo 3-1, se la partita fosse stata ancora sullo 0-0 sarebbe stato diverso. Mi dovetti accontentare 'solo' di un doppietta". 
   

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