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Medico: 'Italia top controlli, ma rischio resta'

Professor Tranquilli: 'Grazie screening percentuali giù dell'89%'

I controlli sugli atleti professionisti possono abbassare di gran lunga i rischi di morte improvvisa, ma non è possibile evitare del tutto le possibilità di decessi per patologie cardiache. A fare un quadro di come funzionano in Italia i controlli per chi fa sport ad alto livello è il professor Carlo Tranquilli, specialista in medicina dello sport e a lungo medico della nazionale di calcio under 21 a proposito della tragica morte del capitano della Fiorentina Davide Astori. ''Purtroppo non c'e' niente di nuovo - fa notare Tranquilli - con i controlli si abbassa di molto il rischio di morte improvvisa ma non la si può evitare al 100%''. In Italia, dove vige un obbligo di legge che impone una opportuna schedatura sanitaria per i professionisti dello sport, i controlli sono molto più estesi rispetto agli altri paesi.
    ''Nel nostro Paese si fanno più controlli e come noi sono pochi nel mondo - sottolinea Tranquilli - Con lo screening che facciamo noi e i controlli pre-gara per gli atleti professionisti si possono abbassare i rischi di morte improvvisa dell'89%. E comunque, più in generale anche con un semplice elettrocardiogramma ben letto dal medico si possono abbassare di molto i rischi. Ma purtroppo - prosegue lo specialista in medicina sportiva - ci sono patologie che sfuggono. Negli sportivi under 35 possono capitare patologie nascoste come le cardiomiopatie ipertrofiche o una displasia aritmogena. Questo tipo di patologie si possono sospettare ma è difficile scoprirle. Ci sono poi - aggiunge Tranquilli, tre Olimpiadi nel curriculum, e in passato medico sociale e federale presso varie federazioni sportive nazionali per le quali ha svolto, cosi' come per il Coni, consulenza scientifica - patologie intercorrenti legate a malattie infettive che possono portare ad una miocardite. In Italia gli atleti professionisti sono obbligati a fare almeno ogni sei mesi controlli (prove da sforzo e numerose analisi) ma resta il rischio di morte improvvisa che come le statistiche mostrano si può verificare su un atleta per ogni 100.000 sotto i 35 anni''. ''Io ho conosciuto Astori anche se non era un mio paziente e - ricorda infine Tranquilli - Ricordo che era un ragazzo di una serietà estrema''. 
   

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