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'No pietà fino a morte cavallo', radiato olimpico Margi

'No pietà fino a morte cavallo', radiato olimpico Margi

Fise condanna ex atleta: maltrattò Flambo e lo fece morire

03 luglio 2015, 16:14

Daniela Simonetti

ANSACheck

 Maltrattò il cavallo che doveva addestrare. Lo fece ''cadere provocando fratture'' mortali. Lo costrinse a forza ''a rialzarsi''. Gli fece ''somministrare farmaci'' sbagliati che ne aumentarono le sofferenze. Mentì al veterinario ''parlando di una colica''. E' l'incredibile quadro di crudeltà ricostruito dal tribunale sportivo per radiare dal mondo dell'equitazione Paolo Margi, colpevole secondo la Fise di aver provocato ''senza pietà'' la morte di quell'animale. E' stato durissimo il pugno della federazione nei confronti di Margi, un pezzo di storia italiana del dressage: il tribunale della Fise non fa sconti alle accuse della procura federale. Un cavallo di nome Flambo - a lui affidato - era morto al termine di una sessione di allenamento condotta dal campione olimpico e fino ad oggi istruttore federale, gia' coinvolto in un caso analogo nel 1998. Una condotta 'abietta', 'crudele', l'omissione di soccorso, la somministrazione di farmaci sbagliati per accreditare la tesi di una banale colica e tentare di discolparsi: il Tribunale punta il dito contro Margi e la sua condotta, priva di alcun sentimento di pieta' o rammarico. Il cavaliere azzurro, da terra, cerca di insegnare al cavallo le figure del dressage, evidentemente con durezza e in modo punitivo, tanto da provocare l'impennata di Flambo, la sua caduta rovinosa e la conseguente rottura di due vertebre cervicali. Margi - insieme ad altri uomini secondo la ricostruzione all'interno della sentenza - costringe il cavallo a rialzarsi, ignora le sue condizioni disperate e cerca l'impunita' con una serie di bugie e omissioni. Margi puo' ancora appellarsi ma la sentenza resta esemplare in un mondo di abusi e ingiustizie che - con sempre maggiore forza - chiede trasparenza e pulizia. I fatti risalgono al 19 novembre 2014 all'interno del centro ippico Casale San Nicola. "Il cavallo - si legge - faceva ingresso in campo intorno alle ore 10.00/10.30 in condizioni fisiche normali, senza alcun segno di sofferenza, fastidio o difficoltà nella deambulazione. Dopo circa venti minuti, mentre veniva fatto lavorare dal sig. Margi, dopo essere entrato in difesa ed essersi impennato, cadeva sul fianco destro accasciandosi al suolo ove rimaneva senza reagire agli incitamenti dello stesso Margi che cercava di fare leva all'altezza della spalla destra al fine di farlo immediatamente rialzare: risultato raggiunto soltanto successivamente, sia pur con molta fatica, attraverso l'intervento di altre quattro persone". Il cavallo si rialza ma e' come ubriaco, sbanda, non sta in piedi: Margi si confronta al telefono con il veterinario, parlandogli di colica. Gli vengono cosi' somministrati farmaci sbagliati. "Di ulteriore gravità - si legge ancora - appare la condotta del Margi successiva alla caduta del cavallo: questi - tenendo conto che, in relazione alla sua particolare esperienza e capacità, riconosciuta a livello nazionale e della conseguente notorietà, in nessun caso avrebbe potuto confondere i chiari sintomi riferiti dalle risultanze testimoniali con una mera colica - ha omesso di fornire informazioni di fondamentale rilevanza al veterinario contattato telefonicamente, non consentendo il necessario soccorso con un mezzo idoneo come ad esempio l'ambulanza, e il trasporto alla più vicina clinica veterinaria". La radiazione e' l'unica condanna possibile anche perche' - scrive il Tribunale - colpisce l'atteggiamento di Margi che denota "la sua assoluta mancanza di resipiscenza" : il cavaliere "non ha mai espresso, sia pur incidentalmente, sentimenti di doverosa solidarietà nei confronti dell'animale o di rammarico per la triste vicenda dimostrando, in tal modo, notevole distacco e profonda indifferenza rispetto ai valori fondamentali condivisi dalla stessa Federazione Italiana Sport Equestri".

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