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Mancini, felice ma cinque giorni non bastano

Amarezza Inzaghi, ma il 'mio' Milan ha dato tutto

Inizia con un pareggio il Mancini-bis all'Inter. Una gara altalenante, vissuta sempre in piedi a bordo panchina sfoggiando la sua epica sciarpa, firma di un modo diverso di vivere le partite di tensione. Perché mentre Inzaghi si sbracciava senza sosta, il Mancio è stato più composto nel suo elegante abito spezzato, senza però smettere di dare indicazioni. "I derby sono sempre partite difficili, anche oggi lo è stato. Volevamo vincere, ma il risultato credo sia giusto, sono molto felice di come si è mossa la squadra, non era semplice dopo cinque giorni assimilare un modulo diverso rispetto a quello utilizzato per un anno e mezzo", le prime impressioni di Mancini. "Ci vorrà tempo, ma il nostro obiettivo è vincere più possibile - aggiunge -. Puntiamo al terzo posto. Ma non dobbiamo più sbagliare le occasioni da gol: commettere errori all'inizio cambia la partita". Il riferimento è chiaro, Icardi a pochi minuti dal fischio d'inizio poteva trovare la rete del vantaggio. A Mancini non manca la serenità. Era sereno prima del derby, quando si è concesso una passeggiata col ds Ausilio intorno al Melià sede del ritiro prepartita. La scelta di riunire la squadra nell'albergo vicino a San Siro è una vecchia tradizione rispolverata dal tecnico. "Sono state 48 ore faticose, quando arrivi in corsa non hai certezze e devi puntare sull'istinto. Obiettivi? Non si può partire per lottare per il terzo posto, è questo che intendevo dire alla vigilia - ha spiegato -. Ma noi la classifica la guarderemo solo a gennaio". Come a dire, è sbagliato porre dei traguardi così alla squadra, bisogna lottare per qualcosa in più. Bisogna lottare sempre per vincere. "Ho avuto qualche problema perché avevo giocatori infortunati tornati solo in questa settimana. M'Vila deve trovare la migliore condizione, come Hernanes. Tre attaccanti davanti? È una questione di lavoro, hanno coperto molto e perso smalto in avanti - ha aggiunto -. Kovacic può giocare dietro le punte o da attaccante esterno. Ma è giovane e non dobbiamo dargli troppa pressione". Il suo ritorno al Meazza, sei anni e mezzo dopo, è stato accolto tiepidamente dalla Curva Nord interista che gli ha dedicato solo uno striscione: 'Bentornato Mancio' e la ola all'annuncio dello speaker nel prepartita. Il suo primo derby nel 2004 finì proprio con un pareggio. Adesso basta concedergli tempo e dei rinforzi importanti a gennaio. Ausilio è pronto ad accontentarlo, lo ha confermato anche prima del derby. Il club vuole metterlo in condizioni di fare bene e il prossimo obiettivo è centrare giovedì la qualificazione in Europa League.

Amarezza Inzaghi, ma il 'mio' Milan ha dato tutto  - Quando in pieno recupero il tiro deviato di Poli è uscito sfiorando il palo, Filippo Inzaghi è caduto sulle ginocchia, e con le mani sul viso ha visto sfumare la vittoria nel suo primo derby da allenatore. In tribuna Adriano Galliani era già in piedi per esultare, ma alla fine con amarezza ha dovuto commentare un pareggio al telefono con Silvio Berlusconi, che venerdì aveva chiesto alla squadra una vittoria. "Il presidente è abbastanza soddisfatto", ha raccontato l'ad del club rossonero, faticando a mettere da parte le "emozioni violente" della partita e soprattutto a levarsi dagli occhi due episodi: la traversa di El Shaarawy innanzi tutto e il tiro di Poli, nel finale. "C'è grande rammarico per quelle occasioni. El Shaarawy ci teneva a segnare, ma può capitare di sbagliare, anch'io sono incappato in simili errori", ha allargato le braccia Inzaghi che prima della partita, da 'martello' quale lo ha descritto Galliani, fino all'ultimo momento utile, ha provato invano a caricare Torres, uscito dopo oltre un'ora fra i fischi dopo una prova impalpabile. "L'attaccante vive per il gol, gli ho messo accanto tre giocatori offensivi, per farlo rendere al meglio: si è dato da fare, era una partita complicata, ho il dovere di credere in lui. Mi auguro che torni presto a segnare, abbiamo bisogno dei suoi gol", ha detto l'allenatore che "ama il 4-3-3, è il suo credo, ma non disdegna il 4-2-4", come ha detto Galliani, spiegando la trasformazione tattica e dicendosi sicuro che "questo modulo ci darà molte soddisfazioni". Per l'ad rossonero, comunque, "il bicchiere è mezzo pieno: guardiamo con fiducia al futuro". "Non posso rimproverare nulla alla squadra - ha aggiunto Inzaghi, dopo avere salutato Barbara Berlusconi, negli spogliatoi -: è stato un derby teso e ha fatto quello che poteva. Lo spirito e la voglia della squadra ci sono, ma dobbiamo crescere ancora. Ai ragazzi ho detto che con calma faremo tornare San Siro lo stadio che abbiamo visto in questo derby. Certo, quelle due occasioni gridano vendetta".

 

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