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Referendum
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Referendum, Bersani: 'Non esiste vincolo partito sulle riforme'

Speranza: 'Scissione Pd? Non esiste'

"Invito i commentatori a tener conto di una cosa: solo se la Pinotti schiera l'esercito mi si potrà far fuori dal mio partito. Quella è casa mia", ha detto Pier Luigi Bersani

"Non è mai esistito e non esiste e non può esistere alcun vincolo di partito sulle riforme costituzionali". "Vale per il Pd , vale per qualsiasi partito", ha detto ancora Bersani. 

"Io ricavo come logica complessiva della giornata di ieri che si vuol tirare diritto, visto che una commissione non si nega a nessuno. Se si tira diritto, non si può tirar diritto col mio Sì. Si tirerà diritto con il mio No", ha detto Bersani commentando la Direzione del Pd di ieri.

"La si può pensare diversamente sul referendum ma per me la scissione non esiste": a dirlo è Roberto Speranza, che guida l'area di minoranza Pd Sinistra Riformista, escludendo che un No della minoranza al referendum possa portare alla scissione del partito.

Su Facebook il presidente del Pd, Matteo Orfini, ha scritto: "Ieri, con la Direzione del Pd abbiamo fatto un passo avanti importante che spero permetterà al Pd di proseguire la sua campagna referendaria in un clima più sereno e ancora più unitario". E ha pubblicato una foto della riunione con Lorenzo Guerini e i segretari provinciali e regionali in vista della manifestazione nazionale del 29 ottobre a piazza del Popolo.

"Dopo l'apertura del segretario - ha detto il vicesegretario Lorenzo Guerini - che ha indicato un percorso sulla legge elettorale, leggere di ipotetiche scissioni non credo sia una risposta particolarmente positiva. Spero siano solo interpretazioni sbagliate, noi lavoriamo per l'unità del Pd". "Se il problema era quello della legge elettorale, mi pare che abbiamo sgomberato il campo. Se si vuole stare con fiducia e lealtà nel percorso" della commissione sull'Italicum "ci sono le condizioni per andare avanti nell'unità del Pd". 

"Sarebbe importante se il Pd assumesse una sua iniziativa politica di merito su come cambiare questa legge elettorale": così Gianni Cuperlo, deputato della minoranza Pd rivolgendosi a Matteo Renzi. "Trovo molto positiva l'iniziativa per l'elezione diretta sui futuri senatori", sottolinea Cuperlo. E aggiunge che "le condizioni per arrivare a un accordo" sulle modifiche alla legge elettorale "ci sarebbero: ci vuole la volontà. Il gruppo di lavoro si muova rapidamente. Io continuo a essere un incorreggibile ottimista" sulla possibilità che l'accordo arrivi "prima del 4 dicembre".

Scintille Napolitano-Calderoli - "Dire che ho definito indegno Senato e Parlamento è un'affermazione non solo deliberatamente falsa ma opposta al senso e alle parole effettive di quel mio intervento". Prende la parola in Aula del Senato Giorgio Napolitano per rispondere alle parole del senatore della Lega e vicepresidente del senato Roberto Calderoli, poi richiamate in Aula dal capogruppo del Carroccio Gianmarco Centinaio che facevano riferimento ad una risposta data da Napolitano ad un giovane di 'Classe Dem'. In quell'occasione il presidente ha parlato dell'uso intensivo dei decreti e dei maxiemendamenti che sviliva il ruolo del Parlamento. "Volgarità da suburra" ha definito Napolitano le parole di Centinaio e Calderoli. "In un caso come questo - ha aggiunto - non si ingiuria il singolo si ingiuriano le istituzioni". Napolitano ha poi specificando che aveva preso la parola "Per fatto personale". "Da deputato per 38 anni, da Presidente della Camera e poi della Repubblica ho sempre operato per valorizzare il ruolo del Parlamento e rafforzare la sua funzionalità. Chiunque per polemica elettorale in vista del referendum tenda a negare e macchiare questo mio incontestabile e costante comportamento viene meno a ogni regola di minima oggettività e rispetto istituzionale". Risponde il leghista Roberto Calderoli: Non sono un diffamatore di professione e non intendo offendere nessuno io ho rispetto delle istituzioni, ma sono anche un politico e quando una persona scende in politica anche se è un ex presidente della Repubblica ma fa politica di parte deve essere disponibile al confronto. A darle e a prenderle".

Ex presidente Consulta Onida fa ricorso - Il presidente emerito della Corte Costituzionale, Valerio Onida, ha presentato, insieme alla professoressa Barbara Randazzo, due ricorsi, uno al Tar del Lazio e uno al tribunale civile di Milano, con cui in sostanza impugna il quesito referendario. La motivazione centrale dell'azione, secondo quanto si apprende, riguarda il fatto che in un unico quesito vengono sottoposti all'elettore una pluralità di oggetti eterogenei. Nei ricorsi si chiede il rinvio della questione alla Corte Costituzionale. 

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