Nella scorsa legislatura ci sono voluti 442 giorni in media per approvare un disegno di legge parlamentare, 116 per i disegni di legge del governo. Tempi da lumaca, niente da dire.
Ma è veramente il va e vieni dei disegni di legge tra Camera e Senato (la cosiddetta ‘navetta’, che viaggia tra i due palazzi fino a che deputati e senatori non si mettono d'accordo anche sulle virgole) la causa della lentezza del Parlamento italiano? I fautori della riforma ne sono straconvinti: i disegni di legge che pendolano da una Camera all'altra è la sabbia nell'ingranaggio costituzionale, sostengono. Ovvio che con una Camera sola, i tempi sarebbero molto più brevi.
Ma uno studio del Senato fa chiarezza sulla portata dell' ‘anda e rianda’ delle leggi tra i due rami del Parlamento.
I funzionari di Palazzo Madama hanno passato ai raggi x i lavori parlamentari della scorsa legislatura. Ebbene, su 391disegni di legge approvati, la stragrande maggioranza, 301, hanno tagliato il traguardo con percorso netto: una lettura della Camera, una lettura del Senato.
C'è un però: di queste leggi sprint, quasi la metà (131) erano ratifiche di trattati internazionali, dove raramente c'è da cambiare il testo. Ma anche togliendole dal computo, la cifra che resta è ragguardevole: per 170 tra disegni di legge e decreti è stata ‘buona la prima’.
Dallo studio del Senato emerge che i rimpalli da una Camera all'altra non sono stati poi molti. 75 disegni di legge sono stati approvati dopo tre letture,12 dopo 4 letture, mentre solo tre provvedimenti hanno viaggiato tra Camera e Senato più di quattro volte: un ddl sul lavoro (approvato con sette letture, ma in mezzo c'era stato un rinvio alle Camere da parte del presidente della Repubblica), la convenzione di Lazarote sugli abusi sessuali contro i minori (sei letture, caso rarissimo per un trattato internazionale, ma la materia faceva discutere) e un disegno di legge sugli spazi verdi urbani e la circolazione di auto elettriche (cinque letture).
A ben vedere, la lentezza congenita del Parlamento non deriva tanto dalla spola tra i due rami del Parlamento quanto dai cassetti dove i disegni di legge più controversi vengono di solito infilati nella Camera dove la maggioranza è più ‘ballerina’, in attesa che i partiti si mettano d'accordo: tale è stato il destino del ddl sulle unioni civili, due anni fermo in commissione Giustizia del Senato. Una volta sbloccato da Renzi, il ddl ha camminato veloce, ed è stato approvato in sole due letture con il ricorso al voto di fiducia.