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L'analisi/ 6 marzo: Corte M5s-Lega a Pd de-renzizzato

Pressione Ue su Mattarella

Di Fabrizio Finzi ROMA

Le dimissioni a esplosione ritardata di Matteo Renzi bloccano il dibattito politico mentre prosegue la corte dei Cinque stelle a un Pd de-renzizzato. Tutti sembrano essere in attesa delle scelte dei Dem in materia di alleanze. A partire dal Colle che ovviamente si è messo in moto per affrontare una crisi che prevedono lunga e complessa.

E' il giorno dell'analisi del voto, dei calcoli e ricalcoli per incrociare le possibili maggioranza parlamentari, per disegnare alleanze virtuali e variopinte. Inutilmente. Più ci si pensa più si comprende che un Governo di legislatura ad oggi non è neanche ipotizzabile. E tutti i partiti si preparano anche all'ultima ratio di un Governo di scopo, cioè un esecutivo a tempo con pochi punti - primo fra tutti una nuova legge elettorale - sotto l'ombrello del presidente della Repubblica. Il quale potrebbe, in caso di assenza di maggioranza, brandire il randello di un immediato ritorno alle urne già a ottobre.

Soluzione finale che non piacerebbe allo stesso Mattarella, ai mercati e soprattutto ai 645 neo-eletti deputati che si troverebbero con un seggio da rimettere in gioco senza averlo quasi assaggiato.

Luigi Di Maio si gode la vittoria nella sua Pomigliano mentre l'intero Movimento guarda con apprensione alla battaglia interna deflagrata nel Pd. Che si gioca sui nomi ma soprattutto sulla linea da tenere nelle prossime settimane: opposizione secca o apertura al Movimento? Si vedrà, con calma. Il Pd non è certo il partito degli strappi brutali e ha le sue regole e i suoi tempi.

Matteo Salvini va avanti come un treno blandendo anch'egli l'elettorato Pd ("siamo aperti alla sinistra che guarda alla Lega") ma irremovibile nel voler andare avanti da solo. Il leader della Lega in queste ore sembra volersi godere non solo l'exploit elettorale ma la gustosa soddisfazione di essersi preso anche Forza Italia. Silvio Berlusconi sembra all'angolo, messo a terra anche dal crollo delle sue aziende in borsa. E' cosa nota che il cavaliere aveva altri piani e il crollo del Pd l'ha vissuto quasi come quello della sua creatura, Forza Italia.

Forse proprio per rassicurare un partito ormai fragile il Cavaliere ha fatto sapere oggi di non essere già in panchina ma di voler rimanere "il regista" della coalizione. Bocce ferme e partiti bloccati, quindi. Volente o nolente Sergio Mattarella si trova sempre più al centro dell'arena e, sotto-traccia già si parla di un partito del presidente, una sorta di creatura liquida che ribolle all'interno del Pd, ma non solo. Eppur qualcosa si muove: se i cosiddetti poteri forti - oggi Confindustria e l'Ad di Fca Marchionne - aprono i piani alti ai grillini dicendo che non fanno più paura, crescono le attenzioni europee sul Quirinale. Al di là delle Alpi tutti chiedono un Governo stabile e tutti lo chiedono a Sergio Mattarella. Silente Paolo Gentiloni che oggi ha parlato con Angela Merkel e Emmanuel Macron.

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