Gli imprenditori iraniani sanno che devono avere pazienza, le sanzioni finiranno. Noi siamo grati a quei Paesi che non si sono mai fermati nel commerciare con noi e, a parità di progetti, si deve sapere che noi preferiamo lavorare con gli italiani". E' questa l'opinione dei rappresentanti della Imidro, grande gruppo governativo che opera nel settore minerario, in questi giorni alla Fiera di Roma con l'Iran Country Presentation in corso fino sabato prossimo.
"In Iran è proprio il momento giusto per voi - affermano parlando con l'ANSA - e se non ci saranno impedimenti noi, come gruppo, riteniamo che tra il 2018 e il 2019 l'Italia tornerà ad essere uno dei primi partner commerciali". "E' il momento delle piccole e medie imprese - dice anche Hossein Donyagard, architetto italo-iraniano - le grandi hanno sempre fatto business, anche nei momenti più difficili. I piccoli imprenditori invece, che magari conoscono meno il nostro Paese, devono sapere che il mercato in Iran è libero e segue la sua strada, al di là di ogni considerazione politica".
Non tutti però sono così ottimisti. Tra questi un imprenditore di lungo corso nel settore degli alimentari, che preferisce rimanere anonimo: "il circuito Swift, quello che permette le transazioni finanziarie, deve ripartire per tutti, perché al momento ci sono ancora troppi problemi con alcune banche. E gli italiani devono imparare a fare sistema, a snellire le loro procedure. Nel 2015 ad esempio avete stretto accordi per la costruzione di 29 alberghi, e al momento sono ancora tutti sulla carta. I francesi ne hanno progettati cinque, ma tre sono già costruiti e uno ha già aperto i battenti davanti all'aeroporto Imam Khomeini a Teheran".
A Fiera Roma non ci sono solo o grandi gruppi e imprese nel settore tecnologico, energetico o edilizio. Ma anche tante aziende di qualità artigianale, che trattano prodotti tradizionalmente persiani, come la frutta secca, le ceramiche, i tappeti, il rame lavorato e ovviamente lo zafferano, quasi una bandiera del Paese. Tra esse anche una società di Karaj, grande città-satellite di Teheran, la Zar Fructose, che commercializza zucchero di mais: "estratto dalla lavorazione della pannocchia - spiega Nazila Bigdelo, esperto di export - e dalle eccezionali proprietà dolcificanti". Le pannocchie non sono come i datteri, lo zafferano e i pistacchi, vengono dal Brasile. Ma 'business is business' e il mercato e' globale, anche in Iran".
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