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Iran si presenta a Roma, effetto Trump non preoccupa

Nemathzadeh, siamo Paesi liberi. Calenda, presto nuova missione

Luciana Borsatti ROMA

L'elezione di Donald Trump alla Casa Bianca non sembra preoccupare troppo i ministri economici di Iran e Italia, che insieme hanno inaugurato l'Iran Country Presentation, con oltre un centinaio di espositori iraniani, prima evento del genere in Occidente dalla rivoluzione del 1979.

Lo dice il ministro per lo Sviluppo Carlo Calenda, che annuncia per l'inizio del prossimo anno una nuova missione a Teheran con il collega dell'Economia Pier Carlo Padoan, e sottolinea il trend positivo favorito dall'accordo sul nucleare iraniano partito nei fatti nel gennaio scorso. Nei primi 7 mesi del 2016 "siamo a circa 1,1 milioni di interscambio" e l'Italia può sicuramente recuperare i 7 miliardi di interscambio ed i 2 di export del 2011, livelli pre-sanzioni. Ma la relazione con l'Iran, ricorda, deve andare "oltre le esportazioni", e prevedere investimenti e partnership per una serie di infrastrutture importanti da modernizzare, anche per l'estrazione del petrolio. 

"Penso che la riapertura piena dei rapporti con l'Iran sia una delle pochissime buone notizie degli ultimi anni in politica internazionale", aggiunge, e la relazione con Teheran "va curata e preservata". Anche dopo l'ingresso di Trump alla Casa Bianca, appunto. Troppo presto per dire cosa farà il successore di Obama, conclude, "ma l'interesse di tutti i paesi coinvolti è quello di implementare l'accordo" sul nucleare.

Ottimista anche il ministro dell'Industria, miniere e commercio di Teheran, Mohammad Reza Nemathzadeh. "Penso che l'Italia sia un Paese libero come lo è l'Iran, quindi non dovremmo avere paura di quanto accade" altrove, risponde all'ANSA a margine dell'inaugurazione. Trump, scherza, "sarà impegnato a costruire un muro tra l'America e il Messico, quindi non credo che avrà abbastanza tempo per dare preoccupazioni all'Europa". D'altra parte, aggiunge, Obama ha promesso che quello sul nucleare "è un accordo internazionale", in cui gli Usa sono solo una della parti contraenti. E dunque "non c'è alcun impedimento nell'investire e lavorare in Iran, né nei rapporti bancari né in altro", assicura. E torna sui sempre ottimi rapporti tra Italia e Iran anche nei momenti difficili, e sull'"affetto ed empatia particolari" che gli iraniani hanno per gli italiani. Apprezzando anche l'operato per l'Alto rappresentante Ue, pure lei italiana, Federica Mogherini.

"Spero che l'Eni torni a lavorare in Iran - aggiunge dunque Nemathzadeh, ricordando il ruolo di 'leader' che il gruppo italiano ha avuto in passato nello sviluppo dei giacimenti di idrocarburi, "perché il Paese è un hub importante non solo per il petrolchimico, ma anche per l'ingegneria ed i grandi progetti infrastrutturali". E conclude con un invito a quanti "credono nello sviluppo dei nostri rapporti a venire in Iran e mettere la prima pietra per la costruzione di quelli del futuro". Accanto a lui il vice ministro dell'Industria iraniano Hossein Esfahbodi, presidente di quella Fiera internazionale di Teheran con cui l'ora amministratore unico di Fiera Roma, Pietro Piccinetti, ha stretto già da quattro anni solidi rapporti. Un centinaio le imprese iraniane del settore pubblico e private giunte a Roma, dice, "pronte a firmare contratti e portare avanti relazioni commerciali con partner italiani". Alcune di loro, aggiunge, saranno anche ospiti del Motorshow di Bologna del 3-11 dicembre, per esporre la loro tecnologia.

L'Iran Country Presentation - o Iran Solo Exibition come preferiscono chiamarla gli iraniani - prosegue con gli incontri B2B domani e dopodomani, e venerdì pomeriggio e sabato aprirà al pubblico. Previste anche iniziative didattiche e culturali

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