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Matacena, sono vittima complotto-vendetta

Matacena, sono vittima complotto-vendetta

All'ANSA dice: "Tutti coloro che mi hanno colpito hanno avuto delle gratifiche e avanzamenti di carriera all'interno del loro sistema di lavoro. Senza Chiara non ho ragione di vivere"

Reggio Calabria, 24 maggio 2014, 18:38

Redazione ANSA

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Scajola, Rizzo e Matacena: le foto del trio a Montecarlo - RIPRODUZIONE RISERVATA

Scajola, Rizzo e Matacena: le foto del trio a Montecarlo - RIPRODUZIONE RISERVATA
Scajola, Rizzo e Matacena: le foto del trio a Montecarlo - RIPRODUZIONE RISERVATA

"Contro di me c'è stato un complotto-vendetta. Tutti coloro che mi hanno colpito hanno avuto delle gratifiche e avanzamenti di carriera all'interno del loro sistema di lavoro". Lo ha detto all'ANSA Amedeo Matacena collegato via Skype da Dubai.

Matacena ha aggiunto che "ci sono state delle cose strane che hanno portato alla mia condanna, tenendo conto che precedentemente c'erano due assoluzioni nel merito". "Con la mia attività parlamentare - ha proseguito - mi interessai  del 'palazzo dei veleni' di Reggio Calabria facendo numerose interrogazioni su comportamenti di magistrati, su problemi di pagamenti di pentiti in nero, su riscatti per sequestri pagati con i soldi dello Stato. Evidentemente questo mio interessamento non è stato gradito. Quando la Cassazione ha annullato la sentenza di assoluzione, rimandandomi al giudice del rinvio, i miei avvocati ed il mio vecchio segretario politico videro un magistrato a me ben noto che era nell'ufficio del presidente della cassazione che mi avrebbe giudicato e che avrebbe annullato la sentenza. Quando poi il processo passò al giudice di secondo grado, venne cambiato il giudice. Inizialmente c'era un magistrato molto garantista e venne sostituito con un giudice di Magistratura democratica che mi ha condannato. Tutto questo mi rende perplesso sulla vicenda della mia condanna". "Ho molti dubbi - sostiene Matacena da Dubai - su quella che dovrebbe essere la culla del diritto. Ho avuto due assoluzioni in primo e secondo grado e poi la condanna. Mi sembra davvero tutto molto strano. Ho fortemente il dubbio che contro di me ci sia stata una vendetta".

"Non ho mai avuto rapporti o fatto affari con la mafia. Questa è una favola che francamente non riesco a comprendere da dove possa nascere", ha detto all'ANSA Matacena via Skype da Dubai. "Proprio le due assoluzioni in primo e secondo grado - ha aggiunto - smentiscono questa fantasiosa ipotesi".

"Spero che mia moglie riesca a patire questa vicenda senza perdere se stessa. Se lei perdesse se stessa, allora io non avrei più modo di vivere", ha aggiunto Matacena, pensando a sua moglie, Chiara Rizzo, attualmente detenuta alle Baumettes, Marsiglia. A tal proposito, non ha potuto trattenere le lacrime. 

"I miei rapporti con Claudio Scajola, nati nel 1994 quando fui eletto per la prima volta al Parlamento con Forza Italia, si sono rafforzati con il nostro trasferimento a Montecarlo", ha detto Matacena. "Mia moglie ha perso suo padre, che era coetaneo di Scajola - ha aggiunto - e quindi vede in lui una figura paterna. Mi sembra normale che una donna che si trova in difficoltà vada a chiedere aiuto ad un amico che ha grandi esperienze". 

"Sono solo farneticazioni di una persona disperata che è a tutti gli effetti un latitante per essersi sottratto a una condanna definitiva che poggia su 'fatti storici' accertati e pacifici sui suoi contatti con la cosca Rosmini". Così fonti della Suprema Corte smentiscono la tesi del complotto-vendetta sostenuta da Amedeo Matacena.

E' stato secretato l'interrogatorio di Claudio Scajola. Lo ha annunciato uno dei suoi avvocati, Giorgi

o Perroni, uscendo dal carcere di Regina Coeli. "E' stato un interrogatorio lungo e articolato - ha aggiunto - e Scajola ha risposto a tutte le domande, fornendo spiegazioni a tutti i fatti che gli sono stati addebitati".

Quello di Scajola, ha spiegato il legale, "è stato un interrogatorio molto sereno e voglio ringraziare i magistrati che hanno messo il mio assistito in condizioni di poter fornire tutte le spiegazioni". Sia Perroni sia l'altro avvocato dell'ex ministro, Elisabetta Busuito, non hanno risposto a chi gli chiedeva se nel corso dell'interrogatorio sono state fatte nuove contestazioni all'ex ministro limitandosi a ribadire di essere "soddisfatti" di come è andato il confronto con i magistrati.

"Scajola ci teneva a chiarire e spiegare tutti i fatti - ha detto Busuito - aspettava con ansia di poterlo fare e ci è riuscito anche grazie ai pm che ci hanno consentito di svolgere l'interrogatorio in un clima sereno". L'ex ministro ha affrontato le sette ore di interrogatorio senza appunti e ai suoi legali è apparso "sereno e tranquillo".

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