Applausi fragorosi, scroscianti; altre volte timidi, solo accennati, ritirati subito per lasciare il passo alla parola del Presidente. Il Parlamento accompagna così il discorso d'insediamento di Sergio Mattarella: con trasporto.
In alcuni passaggi persin troppo, visto che il Capo dello Stato è costretto a interrompere un pensiero a metà davanti all'inarrestabile battimani. A conti fatti, accade in 42 occasioni. Con sei standing ovation.
La prima scatta quando Mattarella ringrazia Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano. Siamo in apertura di discorso e 'Re Giorgio' è lì, in prima fila, seduto accanto a Pierferdinando Casini. Di lì a poco l'emiciclo di Montecitorio applaudirà una seconda volta, quando il neopresidente rivolge un ringraziamento "particolarmente intenso" al suo predecessore per aver accettato "l'onere" di un secondo mandato. A questo punto il discorso entra nel vivo. L'Aula ascolta in silenzio fino a che Mattarella sottolinea l'esigenza di "confermare il patto costituzionale che mantiene unito il Paese e che riconosce a tutti i cittadini i diritti fondamentali e pari dignità sociale". Qui il Parlamento non si tiene e scatta l'applauso che avvolge le parole del Capo dello Stato. Che non per questo perde il filo. Il discorso infatti continua - tra ulteriori applausi - sino all'episodio dei fogli del suo intervento che, forse per l'emozione, il presidente confonde e che vengono prontamente riordinati dalla presidente Laura Boldrini.
Il fuori programma rompe per così dire il ghiaccio e accorcia le distanze. Così, quando Mattarella definisce il presidente della Repubblica come un "arbitro" che "deve essere - e sarà - imparziale" l'emiciclo esplode e si leva in piedi. I secondi del cronometro ticchettano. Quando torna il silenzio il Capo dello Stato sorride una seconda volta mentre conclude il ragionamento: "ma i giocatori lo aiutino con la loro correttezza". E l'applauso torna, benché, nella fattispecie, meno energico. Il silenzio, ad ogni modo, da qui in poi dura poco, anzi pochissimo. Questa è infatti la parte più celebrata del messaggio presidenziale: quello in cui Mattarella spiega cosa significa a suo dire "garantire la piena attuazione della Costituzione". A ogni passaggio un battimani. Fino all'ennesima standing ovation quando il presidente ricorda la "Resistenza e il sacrificio dei tanti che 70 anni fa liberarono l'Italia dal nazifascismo".
Siamo al crescendo. L'altro grande tema del messaggio presidenziale è infatti l'importanza della lotta alla corruzione e alle mafie, e quando Mattarella pronuncia il nome di Falcone e Borsellino la sua voce, impercettibilmente, s'incrina e l'emiciclo nuovamente si leva in piedi. E così fa anche il pubblico. E' forse lo scroscio più assordante e toccante. Da qui in poi si va in discesa e l'ultima occasione in cui l'Aula si alza in piedi è quando Mattarella si augura che la vicenda dei Marò "trovi al più presto una conclusione positiva". Le parole del presidente continuano, gli applausi pure, più di 4 minuti di seguito. Fino alla chiusa: "Viva la Repubblica, viva l'Italia".