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16 GENNAIO - Verso il Quirinale/ Premier punta sull'orgoglio del Pd per la partita del Colle

Lusinga i 5 stelle, ma è caos Forza Italia

Di Milena Di Mauro

16 GENNAIO

E' un film del Pd diverso, quello che proietta Matteo Renzi nella direzione al Nazareno. Lui parla di una "forza tranquilla", che è chiamata ad assumersi la responsabilità ultima della scelta sul Quirinale ("Siamo noi i colpevoli, se va male"), e da giorni faccia a faccia, innumerevoli telefonate, incontri riservati, riunioni in case private e cene in luoghi pubblici vedono i Dem in ebollizione, con la minoranza Pd pronta a fare argine con un suo 'candidato anti-Nazareno'. Il premier dice "Possiamo farcela, siamo noi, siete voi" ad avere tutto nelle mani (Palazzo Chigi, Senato, Camera, 17 regioni su 20 e migliaia di Comuni), e le minoranze fanno le barricate su riforme e legge elettorale, ben sapendo che se saltano quelle davvero Renzi punterà sul voto anticipato e allora addio. Probabile che alla fine, data la alta posta in gioco, le due diverse rappresentazioni del Pd finiranno per coincidere e, come dice il premier, "si sceglierà non un nostro giocatore, ma l'arbitro di tutti".

Berlusconi è agitato, Fitto non si piega e la cosa comincia a farsi seria in Forza Italia, dove il tutti contro tutti prelude a esiti imprevedibili. Perciò Renzi - che ancora una volta non rinnega il Patto del Nazareno e difende le ragioni del "dialogo con tutti" - un po' lascia però anche la carovana berlusconiana al suo destino. E pungola piuttosto l'orgoglio dei suoi, prova a compattarli con la promessa della massima trasparenza: convocazione permanente della direzione, segretario e delegazione ristretta pronti in ogni momento al confronto con i gruppi, riunione dei grandi elettori il 28, giorno in cui il Pd darà prova di sé indicando un candidato per poi eleggerlo nella massima compattezza.
Fin qui i desiderata del premier-segretario, che punta tutte le sue fiches sull'autostima Pd. Ma la realtà è più complessa. C'è chi lavora in queste ore per ostacolare i piani di Renzi con la candidatura anti-Nazareno di Romano Prodi. Il progetto è quello di far convergere sul suo nome 200-250 voti: Sel, 'delusi' e irriducibili del Pd come Civati e Fassina, fittiani, M5s. Sbaglia con il pallottoliere chi mette nella lista i bersaniani, che pure in queste ore sulle riforme danno parecchi grattacapi a Renzi. Il disegno diabolico è proprio dimostrare che 250 voti si sommano in Parlamento su Prodi, e solo pochi sono del Pd. Rendendo così evidente - nelle prime votazioni dove tutti i Dem, anche i bersaniani, voteranno scheda bianca -, che eleggere Presidente il fondatore dell'Ulivo è un gioco da ragazzi. Basta aggiungere i voti dei grandi elettori Dem (460 sulla carta), senza stare neppure a scomodare Berlusconi.
Ecco perché Renzi-Giano bifronte da un lato continua a guardare a Fi, dall'altro lusinga gli M5s ("Sarebbe bello fare insieme a loro, abbiamo investito tanto per farli entrare nel grande gioco democratico!"). Ma soprattutto Renzi inchioda i suoi: "Faremo senza chi si chiama fuori. E sa va male, è colpa nostra". 

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