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Trasformiamo i giovani da oggetti a risorse

Trasformiamo i giovani da oggetti a risorse

Il nuovo contributo per la rubrica #Vistodaimillennial che ospita le parole dei giovani lettori di Ansa.it

07 luglio 2018, 13:01

di Lidia Bini*

ANSACheck

Foto d 'archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA

Foto d 'archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto d 'archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA

Ci viene insegnato che se ti impegni i tuoi sforzi vengono ricompensati. La scuola dovrebbe essere il primo luogo in cui riscontrare tale equazione. E invece si scopre che il sistema scolastico non premia lo studio, ma la tua capacità di adattamento al mondo del lavoro.

L’obiettivo della scuola non è più quello di formare gli studenti, ma di trasformarli in oggetti di consumo. Consumo per chi? Per lo stesso mondo del lavoro per il quale dovrebbe dotarti degli strumenti necessari per affrontarlo in maniera consapevole. Sì perché ormai viviamo in una società dove il lavoro non è più un diritto, ma solo un dovere e neanche giustamente retribuito.

Purtroppo pochi sanno che ciò verso cui la scuola spinge non è il futuro, ma la schiavitù. Il concetto è: all’università puoi anche andare, ma il lavoro non lo trovi lo stesso, quindi prendi quello che ti viene offerto, sapendo che se rifiuti, ce ne sono altri dieci come te pronti a prendere il tuo posto.

Da qui però hanno inizio tutti i soprusi e i ricatti di aziende e imprenditori, che non sono più interessati ad assumere lavoratori, ma macchine usa e getta. Questo avviene anche perché sono aiutati dalle politiche economiche del governo che, credendo di incentivare l’occupazione giovanile, in realtà, incentivano l’alienazione del lavoratore (bisognerebbe rispolverare i vecchi insegnamenti di Marx).

Se poi le cose vanno male si scarica tutta la colpa sui giovani “fannulloni”, oppure si muove l’opinione pubblica su altri problemi che a prima vista potrebbero sembrare di primaria importanza, ma che dovrebbero passare in secondo piano a fronte di dati come quelli dell’emigrazione giovanile (basti pensare che gli emigrati italiani sono triplicati dai 36mila del 2007 ai circa 115mila del 2016), piuttosto sottovalutata da chi sta al potere, che invece preferisce gonfiare il fenomeno “invasione”, i cui numeri sono calati rispetto a qualche anno fa.

Il mio suggerimento? Tornare ad investire sulla scuola, sull’istruzione in generale, ma non attraverso iniziative come “l’alternanza scuola-lavoro” che non fanno altro che agevolare lo sfruttamento (non è altro che lavoro gratuito che di istruttivo ha ben poco), ma tramite la sensibilizzazione degli studenti a queste importanti tematiche, incoraggiando lo scambio culturale con studenti di altre nazioni e con piani di studi volti a formare individui e non automi.

 

- CHI E' L'AUTRICE -

*Lidia Bini, 18 anni, è una studentessa fresca di maturità di liceo classico, prossima matricola della facoltà di Giurisprudenza all’Università di Udine. Grazie alla sua passione per viaggiare ha potuto confrontarsi con altre realtà (quella britannica in primis) che le hanno permesso di allargare i suoi orizzonti culturali e l’hanno spinta ad interessarsi alle tematiche sociali riguardanti soprattutto la valorizzazione giovanile. Il suo sogno è quello di poter lavorare in ambienti volti alla tutela dei diritti costituzionali come il lavoro e l’istruzione, concedendosi comunque qua e là qualche viaggetto al di là dei confini italiani.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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