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L'analisi / 3 maggio: Allarme Legge di Bilancio, verifica e poi governo del Colle

Una tornata di consultazioni velocissima, tutto in 24 ore

Fabrizio Finzi ROMA

Voci latenti, spifferi politici, frasi lasciate a metà. Così non si può andare avanti. Sergio Mattarella è molto preoccupato perché i tempi stringono e la situazione politica si aggroviglia sempre più. E alle difficoltà accertate ora si aggiungono anche principi di veleni, un non detto residuale tra le forze politiche che deve essere accertato, valutato formalmente e nel caso spazzato via dalla scena. Ecco l'ultimo giro del presidente, una tornata di consultazioni velocissima, tutto in 24 ore, per drammatizzare i tempi e mettere alle strette le forze politiche. "Mi dicano una volta per tutte se ci sono altre maggioranze", avverte il capo dello Stato convocando le consultazioni per lunedì prossimo.

Mattarella ha provato tutto ciò che i partiti gli avevano chiesto e ora - ragionano al Quirinale - lunedì chiederà anche l'indicibile, cioè verificherà se dietro alcune richieste montanti c'è qualcosa di concreto oltre la propaganda. Bisogna ripulire il campo da ogni tossina prima di agire. Tre sono i punti fermi del presidente in queste giornate complicatissime. Primo, serve assolutamente l'approvazione di una Legge di Bilancio che scongiuri l'aumento dell'Iva. Secondo, nessun incarico al buio, se il centrodestra lo chiede - quasi lo pretende - faccia sapere al Quirinale dove e da chi troverà gli oltre 50 seggi che mancano per avere una maggioranza. Terzo, in mancanza di novità concrete Mattarella entrerà in scena provando un Governo di tregua perché le elezioni a ottobre vengono considerate probabili ma nefaste per la tenuta dell'Italia. Partiamo dalla Finanziaria: aldilà del "delicatissimo" appuntamento del Consiglio europeo di fine giugno, tra i crucci del presidente un posto speciale lo occupa proprio la Legge di Bilancio 2019.

L'esercizio provvisorio (praticamente certo se si votasse a ottobre) porterebbe all'aumento automatico dell'Iva così come previsto dalle clausole di salvaguardia. Scontata una contrazione dei consumi, blocco delle assunzioni e crisi delle imprese con il rischio più che realistico di finire sotto l'attacco della speculazione internazionale. Inoltre, in assenza di un esecutivo, si tratterebbe di un aumento dell'Iva secco senza la possibilità di compensarne gli effetti con altre misure economiche o interventi strutturali.

Serve un Governo quindi. L'ipotesi di un esecutivo di minoranza di centrodestra che trovi poi voti in Parlamento non risolverebbe il problema della Finanziaria e con tutta probabilità servirebbe solo per portare il paese a elezioni facendo guidare la campagna elettorale a una parte politica. Meglio un Governo terzo ed imparziale se proprio si deve correre alle urne. Infine l'estrema soluzione presidenziale. Un Governo che al Colle chiamano di tregua ma che non potrà non avere qualche tecnico.

Se per il presidente il ritorno al voto è qualcosa di pericoloso e poco si crede alla possibilità di riformare in tempi brevi la legge elettorale, resta la Finanziaria da portare a casa. Questa è l'ultima mossa che Mattarella ha in serbo ed è probabile che inizi a prospettarla ai partiti già nelle consultazioni di lunedì. Un esecutivo sotto l'ombrello del Quirinale quindi, che possa raccogliere la responsabilità di tutte le forze politiche per portare a casa la Finanziaria, tranquillizzare i mercati e tornare al voto nel febbraio 2019 in un clima meno incandescente.

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