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L'analisi/ 3 aprile: Mattarella striglia i partiti, portatemi i fatti. Ma si parte al buio

Forza Italia e parte renziana del Pd confermano di voler restare fuori da qualsiasi trattativa

di Fabrizio Finzi ROMA

Le consultazioni non sono un mero giro di valzer ripetibile all'infinito: c'è un Paese che aspetta un Governo serio, di legislatura, per cui è arrivata l'ora di uscire dal tatticismo. Sergio Mattarella alla vigilia del primo giorno di colloqui al Quirinale ricorda ai partiti le regole d'ingaggio: portare al Colle "proposte, indicazioni e programmi per per dare al Paese un Governo all'altezza della situazione". E lo sottolinea con una certa preoccupazione per una crisi che oggi sembra avvitarsi nell'incomunicabilità totale tra M5s e Forza Italia e un Pd, perlomeno la parte renziana, che conferma di voler restare fuori da qualsiasi trattativa.

Si inizia quindi con una crisi al buio e il Quirinale sembra intravvedere il pericolo di uno sfilacciamento temporale nel quale le forze politiche potrebbero infilarsi per settimane, sterilizzando l'efficacia delle consultazioni. Per carità, il presidente è assolutamente consapevole delle difficoltà e non rischierà di frenare una situazione in evoluzione forzando i tempi. Ma da domani serviranno conferme di movimento in qualche direzione. E per ora c'è una sola carreggiata di marcia: porta a un esecutivo targato "centrodestra-M5s". Mattarella ha da tempo fatto i conti vedendo dietro questo esecutivo una solida maggioranza.

Sarebbe blasfemo solo pensare che il Colle entri nelle scelte politiche e non voglia un Governo di legislatura. Poi, ai freddi numeri bisogna aggiungere un pizzico di buon senso: per questo Mattarella ha fatto sapere che durante le consultazioni il capo dello Stato si fa "portavoce delle esigenze dei cittadini". Ascolta e chiede. Si tratta proprio di quella "pagina bianca" da scrivere di cui parlò nel messaggio di fine anno. Pagina oggi riempita dai cittadini con chiarezza nonostante le falle del Rosatellum. Mancano ora le conclusioni delle forze politiche che nessuno si aspetta in questo primo giro di consultazioni. Ma passi avanti sono indispensabili per fare un altro giro di valzer presidenziale. Salvini e Di Maio non si sono ancora incontrati: lo faranno dopo le consultazioni. Porteranno al Colle le loro parole d'ordine insieme a tante rigidità verso l'altro.

Ma soprattutto Di Maio dovrà esplicitare a Mattarella il proprio percorso mentale, quanta sia la voglia di trattare con Salvini e quale compromesso sia disposto a fare sulla partecipazione di Forza Italia. Pronti nei magazzini del Quirinale ci sono strumenti di persuasione efficaci, come l'incarico esplorativo. Ad esempio a Salvini, come leader della coalizione vincente. O, magari subito dopo, a Di Maio come capo del partito più votato. Eventualità che terrorizza entrambi in mancanza di un accordo non strutturato. Lo stesso Pier Luigi Bersani nel 2013 si bruciò tentando un corteggiamento ai Cinque stelle. Che oggi sono più vecchi e più saggi e sanno cosa provò Bersani in quelle ore.

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