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Modifica della legge sul voto degli italiani all'Estero. Che fine ha fatto?

Il testo è del 2001. Diverse le proposte di legge per cambiarla. Si propone scrutinio in loco e non invio delle lettere

Alessandra Chini

Nell'ultimo scorcio di campagna elettorale referendaria un tema più di tutti ha tenuto banco: quello del voto degli italiani all'Estero con il fronte del No (Lega in primis) a denunciare i possibili brogli. Un voto che riguarda, per altro, oltre 3 milioni di cittadini.

Va però ricordato che la legge per il voto all'estero esiste da ben 15 anni e che nessuna delle proposte di legge per modificarla ha avuto finora sbocchi in Parlamento. L'ultima, in ordine di tempo, è a firma del deputato del Pd Gianni Farina. La proposta di legge è del 5 aprile del 2016 ed è stata assegnata alla commissione Affari Costituzionali ma non è mai stato avviato l'esame. (IL TESTO).

La proposta di legge del deputato Pd era stata presentata proprio in concomitanza con la riforma costituzionale. E prevede un sistema maggioritario con collegi uninominali. 

Viene, inoltre, cancellato il sistema dell'invio delle lettere con il voto in Italia. Si prevede infatti che "le buste elettorali con le schede votate, inviate al Consolato, non devono più essere spedite in Italia, all'ufficio centrale per la circoscrizione Estero, ma scrutinate in loco con seggi elettorali allestiti presso i consolati".

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