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Brexit: pochi ma influenti, la ragnatela Gb che avvolge l'Ue

Sempre meno inglesi tra il personale europeo,ma in posti chiave

Lucia Sali

Il fascino discreto 'british' con quell' 'understatement' perfetto 'passpartout', dalle stanze dei bottoni della Commissione Ue sino a quei Paesi chiave sullo scacchiere del servizio diplomatico europeo. Pochi uomini in termini numerici ma nelle posizioni che contano delle istituzioni Ue, sostenuti da un sistema-Paese - dai media alla finanza - che la Storia chiamo' non a caso 'Impero'. E che oggi si perpetua tramite un'inevitabile dominazione linguistica, con l'inglese divenuto 'lingua franca' del nuovo millennio. E' la grande ragnatela dell'influenza britannica a Bruxelles, divenuta tabu' con la Brexit all'orizzonte.
NUMERI. Sempre di meno. Alla Commissione, che raccoglie il 60% dell'intero personale Ue, sui 30.008 dipendenti al primo febbraio scorso i britannici sono 1.128, pari ad appena il 3,8%. Gli italiani sono, dopo i 'locali' belgi (17,8%), la seconda nazionalita' piu' rappresentata con 3.783 assunti, pari al 12,5%. I tedeschi sono il 7,2%, i francesi il 10,2%, gli spagnoli il 7,6%. Al Consiglio Ue, stesse proporzioni: su circa 3mila funzionari, i cittadini con il passaporto di Sua Maesta' sono solo 83 (2,76%). E cosi' all'Europarlamento, dove su 7.597 solo 288 sono i 'brits' (3,79%). E i numeri sono destinati a diminuire ancora: molti sono prossimi alla pensione, mentre sempre meno giovani sono attirati da una carriera a Bruxelles. Al punto che dal 2010 a oggi sono stati appena 1,7% i candidati Gb ai concorsi Epso, l'Ufficio di selezione del personale Ue, e 3,5% quelli che hanno passato con successo le selezioni.
POSIZIONI CHIAVE. Pochi, ma influenti. Al Consiglio Ue, su 8 direttori generali e 3 vice, 2 sono britannici. Al servizio di azione esterna, creato da zero dall'allora Alto rappresentante Lady Ashton e ora passato in mano a Federica Mogherini (di cui un membro del gabinetto, Micheal Curtis, e' cittadino Gb), su 130 britannici ben 25 occupano posizioni manageriali, tra cui area mediorientale, operazioni civili e sicurezza. "Senza la rete di contatti, la conoscenza del terreno, le capacita' derivate dal supporto del Foreign Office, l'Eeas non potrebbe funzionare", confessa un diplomatico. Alla Commissione e' il britannico Lord Hill a occupare la posizione cruciale per la difesa degli interessi della City: commissario ai servizi finanziari, e' ormai un pallido ricordo l'attivismo del predecessore, il francese Michel Barnier che regolamento' tutto il settore dopo la crisi del 2008. Anzi, l'obiettivo e' far marcia indietro, come per i bonus dei banchieri. Ci sono poi tre direttori generali britannici, che presidiano crescita, fiscalita' e Task force ad hoc sulla Brexit. Altri 5 sono vice direttori nelle aree chiave di tlc, ricerca, energia, politiche regionali e innovazione.
LINGUA E SISTEMA 'UK'. "L'inglese e' 'lingua franca', impossibile fare a meno di Londra nella politica estera", ammette un diplomatico. Ma non solo, perche' e' anche di fatto la lingua di lavoro delle istituzioni, sebbene siano riconosciute anche francese e tedesco. In caso di 'Brexit', interpreti e traduttori madrelingua inglesi non potrebbero essere licenziati, altrimenti si bloccherebbe l'intero flusso di lavoro. E nella sala stampa della Commissione, e' britannica la portavoce per la migrazione, cosi' come la portavoce per i servizi finanziari. E il 'Financial Times' e' il destinatario preferito di molti 'leaks', che servono lobby di ogni settore economico e interessi politici di vario genere e che spesso passano dagli innumerevoli 'think tank'.
DOMANI. Epurazione dei britannici dalle istituzioni Ue? Difficile, o almeno non prima di un buon decennio, spiega il vicesegretario generale dell'Union Syndical Bruxelles dei funzionari Ue, Fe'lix Ge'radon. "L'ordine e' chiaramente che non ci sara' una Brexit", racconta, ma intanto come sindacati hanno gia' preparato un fascicolo che analizza i codici per capire che ne sara' dei colleghi, pensioni e benefit per i figli inclusi, ma anche del funzionamento stesso delle istituzioni se resteranno orfane di Londra. In realta', e' prevista la possibilita' che cittadini extra-Ue possano lavorare nelle istituzioni Ue, se c'e' un accordo. Con il rischio che Londra continui a dominare senza nemmeno piu' essere sottoposta alle regole di gioco comuni.

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