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Bruno Tabacci

Bruno Tabacci

Da 25 anni in Parlamento, è stato con c.destra e c.sinistra

ROMA, 05 gennaio 2018, 11:48

di Marco Dell'Omo

ANSACheck

Bruno Tabacci - RIPRODUZIONE RISERVATA

Bruno Tabacci - RIPRODUZIONE RISERVATA
Bruno Tabacci - RIPRODUZIONE RISERVATA

Bruno Tabacci è in continuo movimento. E anche oggi continua a spiazzare chi segue le sue tracce. E' partito democristiano, da oggi sta con i radicali. E' passato da Ciriaco De Mita a Pierferdinando Casini a Emma Bonino. Come dire, dal cuore della prima repubblica agli eredi di chi combatteva la partitocrazia: e nel mezzo una sfilza di passaggi così numerosi che è difficile temere il conto.

Questo settantenne mantovano che a 18 anni era già iscritto alla Dc, laureato in Economia e amante della bicicletta, passato indenne (due assoluzioni con formula piena) dal ciclone Tangentopoli, oggi è l'eroe dei radicali. Ma fino a qualche settimana fa aiutava Giuliano Pisapia a rimettere in piedi il centrosinistra.

L'imprevedibile Tabacci, da 25 anni in Parlamento, è stato per molti anni uno degli "alti papaveri" della Dc. Prima di diventare un'icona della sinistra (su internet è ancora attivo il gruppo "marxisti per Tabacci" nato quando sfidò Bersani e Renzi nelle primarie Pd del 2012), è stato presidente della regione Lombardia alla fine degli anni '80, luogotenente di Ciriaco De Mita a Milano. Poi ha stazionato qualche anno nel mondo del centrodestra, deputato del Ccd quando Casini era alleato di Berlusconi (all'epoca si accreditava come "la spina nel fianco di Berlusconi"). Dopo la permanenza nel campo berlusconiano, è passato nel centrosinistra: è stato vicino a Francesco Rutelli, e alle ultime politiche ha dato vita a Centro democratico, il partito che oggi salva i radicale dalla tagliola della raccolta delle firme.

Fino ad ora non c'era stato mai un grande feeling con i radicali. Quando nel 2004 Berlusconi voleva i pannelliani nel centrodestra diceva che "è impossibile governare con forze così diverse". E quando ad agganciare i radicali ci provò Walter Veltroni l'anno seguente, commentò che era "uno spettacolo deprimente". Parole che risalgono a più di dieci anni fa. Ma ora Tabacci non la pensa più così.
   

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