ROMA - Nella produzione del tabacco in Italia sono occupate più di 200 mila persone che tra coltivazione e indotto vantano un'importante tradizione di Made in Italy. Si tratta di una filiera che coinvolge diverse regioni italiane (soprattutto la Campania, la Toscana, il Veneto e l'Umbria) e che negli ultimi dieci anni "ha subito forti trasformazioni, ma soprattutto ha investito moltissimo in innovazione, ricerca e su un uso più selettivo dei prodotti chimici". Questa la descrizione del settore fatta da Walter Verini, capogruppo del Pd in Commissione Giustizia della Camera, durante la presentazione del rapporto Ipsos in una tavola rotonda sulla regolamentazione dei prodotti del tabacco e l'ipotesi del pacchetto neutro. Secondo Verini, la strada che questo settore deve continuare a percorrere è quella di "investire ancora di più in ricerca e qualità e di ridurre i danni provocati all'ambiente e al prodotto".
Ultimamente il consumo di tabacco è calato e anche per questo "occorre aiutare la filiera a innovare sempre di più e ad investire anche in altri comparti agricoli che non colpiscano il reddito e non producano il dramma degli anni '50/'60 con la fuga dalle campagne", ha aggiunto Verini sottolineando che la strada maestra deve restare quella della promozione della qualità e del consumo consapevole e non quella del proibizionismo e del terrorismo psicologico.
A difendere il valore di questa filiera è intervenuta anche la vice presidente della commissione Industria del Senato, Paola Pelino (Fi), che si è dichiarata contraria all'introduzione di un 'pacchetto generico' "che potrebbe favorire il contrabbando e togliere al consumatore la possibilità di scegliere il marchio che più gli offre garanzia di qualità". La senatrice ha poi ricordato che il tabacco prodotto dalla filiera italiana "è di primissima qualità" e per questo motivo andrebbe ancora più tutelato con un marchio che ne indichi la provenienza geografica.
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