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Sigarette, un pacchetto 'neutro' non aiuta a smettere

Ipsos, fumatori spiazzati continuano a scegliere marca preferita

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ROMA - Il pacchetto di sigarette fa parte della quotidianità dei fumatori. Se diventasse "generico" e quindi bianco, senza logo o altri segni identificativi, il consumatore si sentirebbe spiazzato, più povero e anche un po' arrabbiato. Eppure, non cambierebbe le sue abitudini di consumo, non fumerebbe di meno, ma al massimo si sposterebbe su fasce di prezzo più basse. Questa la fotografia scattata da un'indagine sull'ipotesi di introduzione del "pacchetto neutro", che l'Ipsos ha condotto per Philip Morris e che è stata presentata stamattina a Roma durante una tavola rotonda sulla regolamentazione dei prodotti del tabacco, moderata dal vice direttore dell'Ansa Fabio Tamburini e a cui hanno partecipato: l'amministratore delegato di Ipsos Nando Pagnoncelli, il capogruppo del Pd in Commissione Giustizia della Camera Walter Verini, il vice presidente della commissione Politiche Europee della Camera Paolo Tancredi, il presidente di Inarea Antonio Romano e il direttore generale di Federvini Ottavio Cagiano de Azevedo.

Dai risultati dell'indagine è emersa soprattutto l'esistenza di un rapporto molto stretto fra i consumatori di tabacco e i brand delle sigarette che preferiscono. Ecco perché, secondo Pagnoncelli "anche davanti ad un pacchetto neutro, i fumatori continuerebbero a entrare dal tabaccaio e a chiedere subito la loro marca abituale".

Il prossimo 20 maggio entrerà in vigore una nuova direttiva europea che regola il settore dei tabacchi con l'obiettivo di armonizzare la regolamentazione tra i Paesi membri e garantire un livello di protezione della salute pubblica elevato. Il 'pacchetto generico' non rientra nelle prescrizioni di questa nuova norma europea, ma potrebbe essere introdotto dai singoli paesi in base alla possibilità offerta dalla direttiva di adottare misure più restrittive. Proprio sulla base di questa disposizione, i governi di Francia, Regno Unito, Irlanda, Slovenia e Ungheria hanno infatti avviato un iter legislativo per introdurlo nei rispettivi paesi.

In Italia, la soluzione che la maggioranza degli intervistati dall'Ipsos adotterebbe davanti ad un pacchetto neutro sarebbe quella di coprire e neutralizzare le immagini con portasigarette o astucci. Il marchio resta infatti un elemento importantissimo per i consumatori di sigarette che vedono il pacchetto bianco come una privazione punitiva, "con una forte sensazione di deprivazione che evoca desolazione e un'atmosfera da regime totalitario", ha aggiunto Pagnoncelli, sottolineando che la soluzione neutra è considerata: "demagogica e ipocrita, dal momento che lo Stato ricava un introito importante dal commercio di sigarette". Anche a causa del sentimento di deprivazione causato da un pacchetto neutro, i fumatori accoglierebbero più favorevolmente una soluzione ibrida e meno traumatica, "che mantiene il marchio su un terzo del pacchetto e inserisce nei restanti 2/3 le immagini di warning come stabilisce la recente direttiva europea", ha spiegato Pagnoncelli.

Un'iniziativa estrema come quella del pacchetto generico "tende ad abbassare la qualità, a rendere i prodotti indistinti e potrebbe dare una mano al mercato illecito, alla contraffazione e al contrabbando", ha commentato Walter Verini (Pd), sottolineando che questi siano rischi che la filiera produttiva del tabacco italiano - con più di 200 mila addetti tra coltivatori e indotto - non può permettersi di correre. Una soluzione alternativa e più efficace rispetto al confezionamento generico, secondo Paolo Tancredi (Ncd), sarebbe quella di aumentare le accise minime sulle fasce di prezzo più basse, "misura che è stata introdotta con effetti positivi dalla legge finanziaria del 2015", ha aggiunto il parlamentare.

L'essenziale è non toccare il brand, con cui il fumatore ha un rapporto molto stretto, fortificato anche da consuetudini consolidate nel tempo. A sottolinearlo è il presidente di Inarea Antonio Romano che ha spiegato come la marca vada di pari passo con l'identità e con l'abitudine dei fumatori di entrare dal tabaccaio e chiedere sempre la stessa marca di sigarette.

Durante il lavoro di recepimento della direttiva europea, "mettere i cittadini al corrente e in guardia rispetto ai danni del tabagismo è stato oggetto di lungo approfondimento e riflessione". Questo il commento della deputata del Pd Marina Berlinghieri, convinta che "il giusto messaggio, veicolato in modo chiaro e trasparente, risponda meglio del cosiddetto pacchetto 'generico' a far crescere, nei consumatori, la conoscenza di pratiche dannose e ad aumentare in ciascuno la capacità di assumere comportamenti corretti a tutela della propria salute.

L'idea di adottare una confezione generica comporterebbe seri problemi anche se fosse adottata in ambito vinicolo. "Vedo con molta difficoltà l'ipotesi di un'etichetta neutra sulle bottiglie di alcoli", ha detto il direttore generale di Federvini, Ottavio Cagiano de Azevedo , aggiungendo che immaginare bottiglie di vino con su scritto solo "Chianti" non direbbe nulla al consumatore e soprattutto non gli garantirebbe tutta una serie di informazioni importanti e obbligatorie sul prodotto.

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