ROMA - La Confsal lancia la "Consulta nazionale dei lavori", ovvero "l'alleanza sociale tra sindacati e imprese a difesa del lavoro", o meglio, tiene a precisare il segretario generale della confederazione, Angelo Raffaele Margiotta, "di tutti i lavori: subordinato, autonomo e imprenditoriale".
Il punto di partenza "è la centralità del lavoro" per una "contrattazione di qualità", spiega Margiotta. L'obiettivo è duplice, sottolinea: "tutelare i diritti dei lavoratori e promuovere la crescita". La nuova Consulta "che vede già molti interessati", prosegue il numero uno della Confsal, "vuole essere un luogo di incontro e confronto, che mette fine al gioco delle contrapposizioni". Quello che serve, aggiunge, "è il riconoscimento reciproco del ruolo che ognuno ha nel lavoro". Per Margiotta occorre "abbandonare le ideologie e puntare sulla professionalità del sindacato". La Consulta, evidenzia, "può aiutare in questo e anche a sperimentare nuove forme di bilateralità". La Consulta sarà composta da un plenum, presieduto dal segretario generale della Confsal, che ha promosso la nascita dell'organo (ne faranno parte anche i rappresentanti dei sindacati, delle associazioni di impresa e delle istituzioni pubbliche). A questa struttura si affiancherà un comitato scientifico.
All'annuncio hanno preso parte diversi esperti del settore tra cui il presidente del centro Studi Itinerari previdenziali, Alberto Brambilla, che apprezza l'iniziativa anche perché "priva di pigmenti ideologici". Secondo Brambilla "il diritto ad avere uno Stato sociale ha un substrato di doveri, ma in questa campagna elettorale - fa notare con un aggancio all'attualità - ho sentito parlare tanto di diritti ma mai di doveri". Tanto che, stima, "il costo delle diverse promesse elettorali che va dai 25 au 40 miliardi di euro".
L'esperto del nucleo tecnico di coordinamento della politica economica della presidenza del Consiglio dei ministri, Stefano Patriarca, sottolinea come "il welfare italiano sia una grande ricchezza, che ha fatto uscire fuori dalla povertà milioni di persone". E, rimarca, "dobbiamo essere fieri se spendiamo tanto per la protezione sociale, senza cui non ci sarebbero le condizioni per lo sviluppo".
Quanto all'accesso alla pensione, Patriarca spiega come sia difficile pensare a ridurre l'età di uscita visto che "il Paese invecchia" ma allora, prosegue, si deve intervenire con un "sistema di redditi ponte" come l'Ape. Inoltre, secondo Patriarca bisogna tenere presente che l'età media di pensionamento negli ultimi venti anni, tra il 1997 e il 2016, è stata "di 60,4 anni" tra vecchia e anzianità.
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Confsal