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Confcooperative, da burocrazia a fisco le zavorre per imprese

Con energia e debiti P.a. frenano competitività

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ROMA - Lavoro, fisco, burocrazia, debiti Pa e difficoltà nell'accesso al credito. Le "zavorre" che frenano le imprese italiane e non permettono loro di navigare a gonfie vele si concentrano in questi ambiti e causano grossi limiti alla competitività del sistema. Un sistema, che "prende tanto e restituisce poco", sembra voler dire la fotografia scattata dal focus Censis-Confocooperative dal titolo 'Pil, la competitività tradita. La rana salta con le zampe legate' presentato oggi al Palazzo della Cooperazione da Andrea Toma della Fondazione Censis e dal presidente di Confcooperative Maurizio Gardini.

Le imprese italiane "sono zavorrate da 31 miliardi di euro di costi della burocrazia, impiegano 238 ore, oltre 6 settimane di lavoro, per pagare i 14 principali adempimenti fiscali. Abbiamo una macchina statale idrovora di risorse che diventa vincolo allo sviluppo invece di essere moltiplicatore di ricchezza. Alti i costi del lavoro, del carico fiscale e dell'energia". Questa la denuncia di Gardini che ha sottolineato come le imprese continuino a fare da banca alla Pubblica Amministrazione. "Germania e Francia hanno un'alta tassazione - continua il presidente di Confcooperative - "ma hanno anche una crescita solida. L'Italia ha una tassazione alta a cui corrisponde una bassa crescita. Fino a quando la rana riuscirà a saltare?".

La burocrazia ha il suo gran peso. Sulle piccole imprese gli oneri amministrativi sono gravati per circa 31 miliardi fra il 2007 e il 2012 (ultimi dati del Ministero per la Pubblica Amministrazione). La razionalizzazione avrebbe dovuto portare un risparmio per le imprese di circa 9 miliardi (stimato dal governo all'epoca in cui furono resi disponibili questi dati) "ma non ce n'è traccia", fa notare Confcooperative. Non va meglio se si guardano le cose dal punto di vista del carico fiscale. Sul costo del lavoro, infatti, l'insieme delle imposte sul reddito da lavoro, dei contributi sociali del datore di lavoro e di quelli del lavoratore è pari al 47,7%, quasi la metà. In un'ottica comparativa, lo studio sottolinea che in Francia la percentuale è di poco inferiore (47,6%) mentre in Spagna è del 39,25%. La media dei paesi Ocse si ferma invece al 35,92%, con uno scarto del 12%. C'è poi il problema dei debiti che la Pubblica Amministrazione accumula con le imprese. Una stima aggiornata al 2017 parla di: "57 miliardi di euro, di cui 27,6 miliardi in ritardo nel pagamento (rispettivamente il 3,3% e l'1,6% del Pil)". Il tempo medio di pagamento concesso dalle imprese al cliente pubblico è di "73 giorni" ma il termine effettivo di pagamento si allunga a "104 giorni" con un ritardo che arriva a toccare il mese (31 giorni).

Le cose si complicano anche quando a voler fare i debiti sono le imprese. Nell'accesso al credito, in Italia c'è ancora una forte selezione fra piccole e grandi imprese. Anche se 'sane', quelle piccole "subiscono una differenza del tasso applicato a breve termine, rispetto alle grandi, pari a 4,44 punti Percentuali". Una differenza che secondo il focus Censis-Confcooperative si riduce nonostante aumenti la classe di rischio, a 3,74 punti nel caso delle imprese 'vulnerabili' e a 3,25 nel caso di imprese 'rischiose'. Secondo lo studio, inoltre, nel primo semestre del 2017, in Italia "l'11,6% delle imprese a minore dimensione ha difficoltà nell'ottenimento del credito, contro il 6,5% delle imprese francesi e il 5,1% di quelle tedesche.

L'ultima barriera è quella del costo dell'energia. Il prezzo lordo della bolletta elettrica per kilowattora è pari a 16,42 centesimi di euro, valore questo che fa dell'Italia la quarta bolletta energetica più salata nella graduatoria dei 28 della Ue. Il problema sta soprattutto nell'ampia differenza fra prezzo lordo e prezzo al netto di imposte e tasse: "è pari a 7,50 centesimi di euro, quasi la metà della bolletta se ne va in imposte e tasse", conclude lo studio.

In collaborazione con:
Confcooperative

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