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Millennials, conquistarli è possibile

XI Rapporto Civita su generazione Y e Z in era digitale

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Giovani e cultura. Due poli che non sempre vanno insieme, ma perché? A indagarlo è l'XI Rapporto Civita dedicato a '' Millennials e Cultura nell'era digitale. Consumi e progettualità culturale tra presente e futuro'' (ed. Marsilio), realizzato in collaborazione con Baba Consulting e presentato oggi alla Galleria Nazionale d'arte contemporanea, mettendo insieme professionisti ed esperti del settore di generazioni anche molto lontane. Al centro, del Rapporto e del dibattito, proprio i ragazzi delle Generazioni Y (18-32) e Z (15-17), ovvero i nati fra il 1986 ed il 2003, che oggi si trovano ad affrontare scelte chiave della loro vita, come l'uscita dalla famiglia di origine o il passaggio dallo studio al mondo del lavoro. E che l'indagine racconta a loro modo interessati alla cultura: metà del campione ama frequentare cinema, teatri, musei, concerti, letture, anche per arricchire personalità, social reputation e crescere professionalmente. Ma 5 su 10 dichiarano di non fruire appieno dell'offerta della propria città, sia per scarsa conoscenza che per disinteresse, mentre streaming e social diventano i nuovi luoghi deputati, con anche il tag visto come forma di produzione creativa, a metà fra scrittura e disegno. ''Il Rapporto - dice il segretario generale di Civita, Nicola Maccanico presentando i risultati insieme al presidente Gianni Letta - dimostra che c'è un difetto di corrispondenza tra le potenzialità della cultura e questa generazione. Per colmare il gap, per parlare ai giovani, dobbiamo essere nel perimetro digitale. Bisogna innanzitutto cambiare linguaggio e utilizzare il digitale, che può davvero essere territorio comune tra cultura e giovani. Bisogna poi - aggiunge - agire sui luoghi e sui prezzi'', che la ricerca rivela spesso essere ostacolo ad un avvicinamento.''Cultura, soft power e soft skills sono luoghi dove giocare d'attacco e dove l'Italia può essere davvero un punto di riferimento, creando anche nuovi posti di lavoro. Non è un'utopia''. ''Fino a pochi anni fa - commenta il direttore generale dei musei del Mibac, Antonio Lampis - si diceva che i musei italiani erano invisibili. Oggi rappresentano l'1,6% del Pil nazionale, muovono 37 miliardi di euro e in pochi anni hanno visto crescere i visitatori del 23%, il doppio dei turisti, e del 50% negli incassi. Dobbiamo far sì che parlino, cantino alle giovani generazioni. Bisogna che riorientino il proprio modo di raccontare il lavoro degli artisti, non abbassando il livello del linguaggio, ma al contrario ricordando che oggi i giovani hanno la più alta propensione alla comprensione di elementi complessi''. ''Quello che mi colpisce - commenta Francesco Castelnuovo, volto Sky ed esperto di cinema - è scoprire che i ragazzi italiani tra i 15 e i 24 anni hanno un consumo di cinema nettamente superiore alla media europea: 80% contro 52%. Dimostra anche quanto il cinema e il suo linguaggio siano fondamentali''. E le generazioni Y e Z cosa ne pensano? ''La verità è che ai Millennials non piacciono le etichetta anche quando ci rientrano pienamente'', sorride il giovane scrittore Iacopo Barison. ''Nei prossimi 5 anni l'Italia e il mondo affronteranno la quarta rivoluzione industriale'', aggiunge Alberto Berghesio di Talent Garden. ''Come avvicinare i Millennials ai musei? È una domanda ricorrente - riflette Jacopo Guedado Mele, Digital Life coach di YourDIGITAL - Bisogna pensarli non più come luogo di visita, ma che abilitano alla trasformazione. Luoghi dove le opere entrano in relazione con le persone e portano all'evoluzione. Dobbiamo vedere i musei non più come momenti di visita, ma di crescita''.

In collaborazione con:
Civita

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