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Cultura: Civita, occupazione cresce ma ora 'innovare'

Peres, turismo +4% l'anno. Arcuri, c'è hardware manca software

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ROMA  - ''Cultura, innovazione e turismo: tre parole che non sono mai state messe troppo insieme in Italia. E che invece rappresentano un asset fondamentale per il paese. Perché innovare oggi vuol dire anche rendere internazionale la nostra capacità di attrarre. C'è molto da fare ancora. Ma fare cultura, turismo e innovazione può e deve voler dire anche creare nuovi posti di lavoro''. L'invito arriva oggi da Nicola Maccanico, vicepresidente vicario di Civita, dati alla mano del nuovo Rapporto dell'associazione, ''L'Arte di produrre Arte. Competitività e innovazione nella cultura e nel turismo'' (ed. Marsilio), curato da Pietro Antonio Valentino,
con focus proprio sull'innovazione e sugli effetti della rivoluzione informatica e digitale.
''E' il nostro terzo Rapporto annuale - spiega il presidente Giani Letta - E ognuno ha inciso e influenzato il mondo culturale. Solo il 31 ottobre scorso a Palazzo Barberini dieci 'nostre' aziende hanno siglato un contratto di sponsorizzazione tecnica per salvaguardare quel luogo d'arte. Un'iniziativa nata proprio da uno dei nostri rapporti''. I dati parlano di una crescita di occupazione nelle sole imprese creative e culturali italiane del +3,7% tra 2011 e 2015, ma ancora ridotta ad appena il 2,7% del totale e sotto la media europea. ''La buona notizia - dice il curatore Valentino - è che per la prima volta si sta aprendo un mercato globale per prodotti e servizi culturali, che permette all'Italia di competere ai livelli più elevati''. A beneficiarne, ''tutto il Made in Italy'' e soprattutto il turismo.
''In Italia - racconta infatti il Presidente Comitato Turismo OCSE, Armando Peres - il turismo oggi pesa oltre l'11% del Pil e da lavoro a due milioni di persone, con 14-15 miliardi l'anno di contributo. Soprattutto stiamo crescendo e cresceremo ancora: le aspettative OCSE fino al 2030 sono di un +4% circa all'anno. Numeri importanti, che non molti settori possono vantare. Anche se bisognerebbe fare ancora di più, perché il turismo, si basa anche su una proficua collaborazione pubblico privato. Altro enorme problema - aggiunge - la sostenibilità, non solo a Venezia: bisogna governare, fare gestione dei flussi''.
''Siamo sicuri di essere il Bel Paese? - domanda provocatoriamente Domenico Arcuri, amministratore delegato Invitalia - La verità è che siamo pieni di hardware, ovvero abbiamo infinite potenzialità di attrattori. Ci manca però il software, non riusciamo cioè a renderli fruibili. Ma tra i due, il software, fortunatamente, è molto più facile da mettere in piedi''. Tra le priorità, prosegue, ''sostenere l'offerta produttiva. Per la prima volta, ad esempio, abbiamo introdotto un incentivo per la nascita delle start up nel settore turismo e creatività: in un anno sono partite 125 nuove imprese e altre 115 stanno nascendo, il 20% delle quali sono no profit''. E se per Stefano Pighini, presidente LVenture Group, ''l'unica nota dolente è l'assenza dello Stato e degli organi preposti'', per Marco Bicocchi Pichi, presidente Italia Startup, ''bisogna portare la nostra influenza culturale nel mondo. Occorre - dice - rischiare e investire o subiremo l'esportazione dei talenti''. ''Oggi la concorrenza è pazzesca - conclude Paolo Giulini, fondatore di Musement - La sfida del futuro in Italia è nelle microaree 'secondarie', come Monferrato o Valcamonica: patrimonio Unesco, ma chiuso il sabato e la domenica. Come si fa a vederli?''.

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