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Msf, a un anno da incendio Moria, Ue nega dignità migranti

Msf, a un anno da incendio Moria, Ue nega dignità migranti

'Il nuovo campo simile a una prigione'

ROMA, 08 settembre 2021, 12:27

Redazione ANSA

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"Nella notte fra l'8 e il 9 settembre 2020, il campo di Moria fu completamente distrutto da un incendio diventato simbolo del totale fallimento della politica migratoria dell'Unione Europea basata sugli hotspot nelle isole greche. A un anno dalle promesse dell'Ue di un nuovo approccio, Medici Senza Frontiere denuncia come i leader di Europa e Grecia continuino a negare dignità a richiedenti asilo e migranti in cerca di sicurezza in Europa, mentre va avanti l'odioso progetto di costruire campi simili a prigioni nelle cinque isole dell'Egeo settentrionale". E' quanto si legge in un comunicato di Msf.
    "È tragicamente ironico che mentre il mondo tiene gli occhi puntati sulla situazione afghana, l'Unione Europea e la Grecia stiano inaugurando un nuovo campo simile a una prigione per intrappolare i rifugiati sull'isola di Samos. È la dimostrazione più chiara della crudeltà delle politiche migratorie dell'Ue", dichiara Konstantinos Psykakos, capomissione di Msf in Grecia. I pazienti assistiti da Msf continuano a raccontare come la situazione di limbo in cui vivono sulle isole, il processo di richiesta di asilo gestito in modo arbitrario e sbrigativo, la paura dell'espulsione e le condizioni di vita precarie contribuiscano al deterioramento del loro stato di salute fisica e mentale. I minori che ricevono supporto mentale nella clinica di Msf a Lesbo spesso manifestano comportamenti regressivi come aggressività, enuresi secondaria o ritardi nello sviluppo cognitivo, emotivo e sociale. Le persone che hanno sperimentato traumi significativi hanno difficoltà nell'elaborare i ricordi più dolorosi e a lungo continuano a vivere nella paura. Msf chiede ai leader europei di implementare le politiche di protezione e assistenza a rifugiati e richiedenti asilo anziché concentrarsi sul trovare modi per scoraggiare, fermare e respingere le persone che cercano salvezza in Europa.
   

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