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Covid, da lunedì altre tre Regioni in rosso

Le misure

Covid, da lunedì altre tre Regioni in rosso

Figliuolo: "Nessuno resti indietro"

ROMA, 27 marzo 2021, 20:15

di Matteo Guidelli

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Ostia - RIPRODUZIONE RISERVATA

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Ostia - RIPRODUZIONE RISERVATA

L'Italia resta chiusa fino a maggio e da lunedì 29 più di metà del Paese sarà in zona rossa, con Calabria, Toscana e Valle d'Aosta che si vanno ad aggiungere alle 7 regioni e alla provincia autonoma di Trento in cui sono già in vigore le restrizioni più dure, mentre il Lazio torna in arancione. Già da domenica e fino al 4 aprile cinque comuni della Basilicata saranno in "zona rossa", secondo la decisione del presidente della Regione, Vito Bardi, con un'ordinanza. La zona rossa, con aggravamento delle "misure di contenimento del contagio", riguarderà Picerno, Forenza, Episcopia e Teana (Potenza); e Pomarico (Matera).

Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato nuove ordinanze in vigore a partire da lunedì 29 marzo. Le ordinanze dispongono il passaggio in area rossa per le Regioni Calabria, Toscana e Val d’Aosta e rinnovano le misure per le Regioni Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Veneto e la Provincia autonoma di Trento. La Regione Lazio, invece, passa in area arancione da martedì 30 marzo a scadenza della attuale ordinanza.

E tra domani e Pasqua arriveranno in Italia quasi 3 milioni di dosi di vaccino anti Covid: in una sola settimana più di quante ne sono state consegnate in 45 giorni tra gennaio e febbraio. Un "quantitativo importante" che segna "l'effettivo cambio di passo" nell'immunizzazione degli italiani, si sbilancia il commissario per l'emergenza Francesco Paolo Figliuolo che poi avverte: ora bisogna lavorare tutti insieme affinché "nessuno resti indietro". Dopo i ritardi e le mancate consegne da parte delle case farmaceutiche, lo stop and go di Astrazeneca e i richiami del premier Mario Draghi alle Regioni affinché rispettino le indicazioni del governo sulle categorie prioritarie, la campagna di vaccinazione di massa che consentirà all'Italia di uscire dall'incubo del virus sembra aver iniziato a correre.

"La campagna di vaccinazione è la priorità del Paese" ripete il ministro della Salute Roberto Speranza quando il bollettino quotidiano segna ancora quasi 24mila casi e 380 vittime in un giorno, 3.635 ricoverati in terapia intensiva e un tasso di positività fermo al 6,6%. "Stiamo recuperando i ritardi - aggiunge il ministro degli Affari Regionali Mariastella Gelmini - nelle prossime settimane si farà di più e meglio".

Ora dunque è fondamentale accelerare, a partire dall'immunizzazione degli over 80% visto che dei 4.639.931 che appartengono a questa fascia d'età ne sono stati vaccinati anche con il richiamo solo 983.320, il 23%. Ma per non rallentare è necessario innanzitutto avere a disposizione le dosi, che è quello che chiedono da tempo i governatori accusati di aver privilegiato categorie specifiche a discapito di quelle previste dal piano nazionale. Figliuolo è sicuro che la prossima settimana ne arriveranno circa 3 milioni: oltre un milione di Pfizer, oltre 500mila di Moderna e un milione e 300mila di Astrazeneca. Numeri che, se confermati, faranno sì che Pfizer e Moderna avranno rispettato le consegne previste dal piano del ministero della Salute per il primo trimestre, mentre l'azienda anglo svedese sarebbe 'mancante' per circa un milione e mezzo di dosi, visto che ne aveva promesse 5.352.250.

Una volta consegnati, però, i vaccini vanno somministrati e per farlo c'è bisogno che la macchina organizzativa funzioni senza intoppi. Per questo l'incontro di lunedì tra il premier Mario Draghi, il ministro Gelmini, il Commissario Figliuolo e le Regioni servirà a stemperare le tensioni di questi ultimi giorni e a sottolineare la necessità della massima collaborazione tra Roma e i territori. Lo ha ripetuto lo stesso Figliuolo.

"Non esiste alcuna disparità" tra Regioni, "l'obiettivo è fare cose pratiche, migliorare insieme, cercare la concordia e ciò che unisce per migliorare. Nessuno deve sentirsi defraudato, adesso si deve fare di più e insieme". La strategia del Commissario prevede un doppio binario: grandi hub e centri vaccinali nelle città, e task force mobili per coprire tutta Italia e raggiungere i paesi più isolati e le zone più impervie. Una copertura "capillare" del territorio in cui saranno fondamentali anche le chiese che la Cei ha già messo a disposizione. Le task force sono già operative in Molise e Basilicata e lo saranno preso in altre regioni mentre nella sua visita in Calabria e Sicilia Figliuolo ha parlato di nuovi hub nel pala Fiera di Catanzaro, a Siderno, Corigliano Rossano, nel palazzetto dello Sport di Messina e il potenziamento delle linee vaccinali nell'ospedale militare della città dello Stretto. E la Croce Rossa aprirà nuovi hub a Milano, in Sardegna e a Roma (nel Lazio si stanno aprendo le somministrazioni per la classe di età 68-69 anni con 40mila prenotazioni già registrate), a Tor vergata e al centro commerciale 'Porte di Roma', che a pieno regime potranno vaccinare tra le 1.500 e le 3.500 persone al giorno. A Treviso, invece, da domani si sperimenta l'accesso libero senza prenotazioni: i quasi 4.800 cittadini della provincia nati nel 1936 potranno andare nei quattro punti vaccinali sul territorio.

Bisogna migliorare e incrementare il sistema delle somministrazioni in tutto il paese, ripete Figliuolo, affinché si arrivi "rapidamente ad un'omogeneità di risultati a livello nazionale". Insomma, basta liti, è il momento di correre.

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