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Pd assedia Stati Generali, Conte tace e lavora a riforme

Premier stretto tra Mes e assalto a fondi Ue. Dem, serve serietà

 L'offensiva del Pd complica i piani del premier Giuseppe Conte sugli Stati Generali dell'economia. Il capo del governo tira dritto, ha intenzione di collocare l'appuntamento tra mercoledì e giovedì a Villa Pamphilj e lavora alacremente alla preparazione di un'iniziativa che rischia, tuttavia, di essere "svuotata" in partenza. L'annuncio del premier in conferenza stampa, ai Dem, proprio non è piaciuto. Non c'è aria di crisi di governo ma la tensione è altissima ed è alimentata dal grande nodo che si cela dietro il piano di riforme e investimenti per la fase 3: come spendere le decine di miliardi che arriveranno dall'Europa.

Dopo le tensioni di venerdì tra Dario Franceschini e Giuseppe Conte al Nazareno, Nicola Zingaretti in mattinata riunisce i ministri e lo stato maggiore del partito. "Non c'è alcuna volontà di contrapposizione a Conte", premettono fonti del Pd. Ma sul merito dell'organizzazione degli Stati Generali la contrapposizione emerge, eccome. "Siamo favorevoli all'apertura di un processo che coinvolga appieno, e non in maniera superficiale, le migliori energie italiane", precisano i Dem chiedendo un "percorso serio e adeguato" alla sfida che attende il Paese. Nel pomeriggio il vice segretario Andrea Orlando è ancora più netto. "Noi non solo non siamo contrari ma lo abbiamo proposto noi questo passaggio. L'obiezione è sulla modalità, non ci convinceva l'idea che lunedì si chiamassero gli Stati generali senza prima definire la proposta del governo e dire come vogliamo spendere i soldi dell'Ue", spiega l'ex ministro dicendo "no a improvvisazioni".

Conte, per il momento, tace e lavora al piano riforme. Gli Stati generali, a questo punto, potrebbero configurarsi come una prima tappa, soprattutto di ascolto, con parti sociali, associazioni di categorie e alcune personalità di spicco. Il Pd, tra l'altro, chiede di allargare il confronto a tutte le forze politiche disponibili piazzando un'altra trappola nel progetto del premier. Che, in fondo, si aspettava tutto ciò se è vero che, già all'indomani del lancio del Recovery Fund, a Palazzo Chigi si prevedeva un "assalto" ai fondi europei. Con conseguente rischio di defenestrazione per Conte.

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