"Nel 2019 migliaia di migranti hanno vissuto confinati in una sorta di limbo. Dimenticati nelle carceri libiche, nei campi delle isole greche o persino sulle navi che li hanno soccorsi, lasciati in balìa delle onde per giorni mentre l'Italia e gli altri Stati dell'Unione europea ingaggiavano un vergognoso braccio di ferro su chi dovesse accogliere poche decine di persone". Lo denuncia il Rapporto annuale del Centro Astalli per i Rifugiati. "Solo 11.471 migranti sono approdati in Italia" con "un calo di oltre il 50% rispetto al 2018 e del 90% in relazione al 2017".
Un altro aspetto che il Rapporto sottolinea è che "la vera emergenza non sono gli arrivi ma la precarietà dei migranti forzati". "Abbiamo più volte denunciato - spiega il Rapporto del centro Astalli -, anche con le organizzazioni del Tavolo Nazionale Asilo, che la diminuzione degli arrivi è soprattutto legata all'incremento delle operazioni della Guardia costiera libica: nell'ultimo anno 8.406 persone intercettate nel Mediterraneo sono state riportate in Libia e lì detenute in condizioni che le Nazioni Unite definiscono inaccettabili".
"Circa il 35% dei pazienti che si sono rivolti al SaMiFo - prosegue il Rapporto - sono risultati vittime di tortura o maltrattamenti, di tratta, di mutilazioni genitali femminili e portatori di disturbi post-traumatici. Nell'ascolto delle storie personali è emersa in maniera drammatica la rappresentazione dei centri di detenzione libici: luoghi fortemente traumatizzanti, dove torture e violenze di ogni tipo vengono esercitate quotidianamente su uomini e donne inermi, lasciando profonde ferite nei corpi e nelle menti. Per questo il Centro Astalli è tra i promotori della campagna nazionale Io accolgo, che ha l'obiettivo di farsi voce di quella ampia parte di società civile che non accetta che il Mediterraneo sia un cimitero e l'Italia sia responsabile del respingimento e della morte di migliaia di migranti". (ANSA).