(di Salvatore Lussu)
(ANSA) - ROMA, 08 MAG - "La messa in comune delle nostre
forze spegne i nostri rancori", diceva nel 1951 uno dei padri
fondatori dell'Europa unita, l'allora presidente del Consiglio
Alcide De Gasperi, rivolgendosi all'Assemblea del Consiglio
d'Europa a Strasburgo. Ed è proprio allo spirito del secondo
dopoguerra, al "guardare oltre gli interessi di breve termine",
che si richiama il presidente del Consiglio europeo, il belga
Charles Michel, quando oggi propone di intitolare proprio allo
statista italiano il piano di ricostruzione che dovrà rilanciare
il Vecchio Continente. La cui economia è stata devastata dalla
crisi del coronavirus né più né meno che da un conflitto.
"Abbiamo parlato di un nuovo piano Marshall ma perché non
chiamarlo piano De Gasperi? Lancio qui la proposta", ha detto
Michel, convinto che "la nostra generazione saprà lavorare per
la realizzazione di un'Europa che manterrà tutto il meglio che
ha raggiunto".
Michel ha parlato all'annuale appuntamento fiorentino 'The
State of the Union', che l'Istituto Universitario Europeo ha
organizzato quest'anno per la prima volta in formato virtuale.
Un'occasione per fare il punto soprattutto sull'impatto che la
pandemia rischia di avere sulla costruzione europea. "Il nostro
continente prevarrà solo se sarà capace di rimanere unito e di
realizzare una risposta coordinata basata sul principio
fondamentale di solidarietà", ha detto il premier Giuseppe Conte
nel suo intervento sottolineando che la crisi da Covid è una
"sfida grave e senza precedenti per l'Unione Europea e rende
ancor più necessario un approccio al Progetto europeo a prova di
futuro". Mai come adesso "di fronte a un bivio", gli ha fatto
eco il commissario europeo agli Affari economici, Paolo
Gentiloni: senza una risposta comune "in gioco c'è tutto il
progetto", ha attaccato, sottolineando che "la discussione sul
'recovery fund' e su come finanziarlo non è facile".
In Europa "serve un salto di qualità" ha rimarcato anche il
ministro degli Esteri Luigi Di Maio, perché il continente si
trova a dover affrontare "la più grave crisi economica della sua
storia e la risposta che daremo ne definirà il futuro".
Le difficoltà sono note e di dare un nome a quella principale
- la mancanza di fiducia tra i Paesi del nord e quelli del sud -
si è incaricato l'ex presidente dell'Eurogruppo, il falco
olandese Jeroen Dijsselbloem, ospite di uno dei panel. "Se
dobbiamo entrare in un debito europeo condiviso - ha spiegato,
dando voce all'opinione prevalente negli stati nordici - i soldi
dovrebbero essere spesi con programmi europei e sotto un
controllo democratico a livello europeo". Quanto agli Stati ad
alto debito, tra i quali c'è l'Italia, la ricetta dell'olandese
può essere soltanto quella di mettere in campo "riforme
strutturali" e "aiutarli" a non fare altro debito.
Il rischio di una disgregazione dell'eurozona è dietro
l'angolo e la diagnosi degli analisti è impietosa: la crisi "sta
allargando le differenze che già esistevano tra i Paesi europei
prima dell'epidemia da coronavirus", ha sottolineato Laurence
Boone, capo economista dell'Organizzazione per la cooperazione e
lo sviluppo economico (Ocse). Per recuperare "servirà un enorme
periodo di tempo". Tempo che rischiamo di non avere: "Serve un
fondo macroeconomico molto significativo - ha ribadito Gentiloni
- e ci serve molto presto".