(ANSA) - NEW YORK, 1 APR - Chi parla con i media della
mancanza di attrezzature protettive è licenziato. La minaccia
neanche troppo velata è degli ospedali americani agli operatori
sanitari in prima linea per l'emergenza del coronavirus. Una
minaccia che piove mentre due top manager del Mount Sinai, una
delle maggiori strutture ospedaliere di New York e degli Stati
Uniti, sono in Florida nelle loro case vacanza mentre medici e
infermiere combattono l'emergenza.
Kenneth Davis, il 72enne amministratore delegato del Mount
Sinai che nel 2018 ha incassato un compenso di quasi sei milioni
di dollari, è nella sua casa fronte mare a Palm Beach. In zona
anche Arthur Klein, il presidente del Mount Sinai Health
Network, anche lui proprietario di un casa in Florida.
Un'assenza la loro che il sindacato delle infermiere di New York
condanna: "Come si può ispirare fiducia a chi è in prima linea
se si è a migliaia di chilometri di distanza? E soprattutto come
si possono reperire mascherine e attrezzature di protezione per
tutelare lo staff e di conseguenza i pazienti?", afferma Judy
Sheridan-Gonzalez, presidente della New York State Nurses
Association.
Proprio le denunce sulla mancanza di mascherine e materiale
di protezione da parte dei medici hanno spinto negli ultimi
giorni gli ospedali americani a minacciare i loro dipendenti:
"Se parlate con i media sarete licenziati", è il messaggio
recapitato. E Ming Lin, medico del pronto soccorso di un
ospedale nello stato di Washington, ne sa qualcosa: ha perso il
posto di lavoro per aver rilasciato un'intervista in cui
spiegava l'inadeguatezza della protezioni a disposizione. Ne sa
qualcosa anche un'infermiera di una struttura di Chicago,
licenziata per aver inviato una email ai colleghi chiedendo
mascherine per svolgere il suo lavoro. (ANSA).