Il Pd sembra accingersi ad accettare le richieste degli alleati sulla legge elettorale, mentre sulla giustizia il confronto sulla prescrizione si sta trasformando in un braccio di ferro tra M5s da una parte e Pd e Iv dall'altra, tanto che qualcuno parla di "rischi per il governo". E non è escluso che, dopo i vertici di martedì e mercoledì sui due temi, questi vengano toccati nella cena convocata dal premier Conte.
Martedì notte il vertice sulla prescrizione si è concluso con un nulla di fatto, e in modo insoddisfacente per i Dem, come dimostrano una serie di interviste di oggi a esponenti che seguono il dossier (Andrea Orlando, Alfredo Bazoli, Andrea Giorgis, Michele Bordo). La richiesta del Pd e di Iv è di sospendere l'entrata in vigore della legge (dall'1 gennaio) che blocca la prescrizione dopo il primo grado di giudizio, per poi esaminare la questione insieme alla riforma del processo penale.
I Dem e Iv propongono una serie di soluzioni per far convivere il blocco della prescrizione con il principio della ragionevole durata del processo. Ma il ministro Alfonso Bonafede non ha intenzione di rinviare l'entrata in vigore della legge. "E' evidente che se Bonafede insiste sulla non negoziabilità dell'entrata in vigore del blocco della prescrizione dopo il primo grado, varata dal precedente Governo, il Governo rischia", ha detto il Dem Stefano Ceccanti, capogruppo in Commissione Affari costituzionali. Il Pd non minaccia la crisi, anzi con Orlando e Giorgis, invita a proseguire il confronto, ma la minaccia non velata è che senza accordo in Parlamento i Dem - come anche Iv - potrebbero votare una proposta di Enrico Costa (Fi), che abroga la legge con il blocco della prescrizione.
Meno rovente e il tavolo sulla legge elettorale, riunitosi mercoledì sera. Qui il Pd ha proposto un doppio turno nazionale, con possibilità di allearsi anche tra primo e secondo turno, mentre M5s, Leu e Iv si sono attestati sul proporzionale. I Dem presenti (Andrea Marcucci, Stefano Ceccanti e Dario Parrini) hanno aperto, purché il proporzionale abbia una soglia "consistente". Il punto è che ciò si può tradurre in due sistemi assai diversi: un proporzionale nazionale con soglia al 4-5%, che va bene a IV, come ha spiegato alla riunione Marco Di Maio; oppure un sistema simile allo spagnolo, cioè un proporzionale ma in circoscrizioni più o meno piccole, su cui M5s e Leu hanno espresso la preferenze. Ma quanto piccole devono essere le circoscrizioni? E' la domanda dei Dem; perché più sono piccole e più consistente è la soglia implicita, più sono grandi e più la soglia implicita è bassa. E se proporzionale deve essere, dicono i Dem, la soglia esplicita o implicita deve essere consistente, per evitare una eccessiva frammentazione. "La palla ora è nel loro campo - dice Ceccanti - devono chiarirci questo punto".
Intanto la Cassazione ha dato il via libera alla formulazione del quesito del referendum della Lega, che trasformerebbe il Rosatellum in un maggioritario puro, all'inglese, con soli collegi uninominali. La Corte costituzionale a gennaio dirà se è ammissibile o meno. Il che non esime la maggioranza dal proseguire il confronto, che secondo Orlando e Ceccanti, dovrebbe essere allargato anche alle opposizioni.
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