Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Legittimo destituire un magistrato che accetta favori da imputati

Legittimo destituire un magistrato che accetta favori da imputati

Lo ha deciso la Corte Costituzionale stabilendo che, in questo caso, la rimozione automatica del magistrato non è contraria alla Costituzione

12 novembre 2018, 15:56

Redazione ANSA

ANSACheck

Toghe in un tribunale - RIPRODUZIONE RISERVATA

Toghe in un tribunale - RIPRODUZIONE RISERVATA
Toghe in un tribunale - RIPRODUZIONE RISERVATA

E' legittimo destituire il magistrato che accetta favori da imputati in processi pendenti nella propria sede giudiziaria. Lo ha deciso la Corte Costituzionale stabilendo che, in questo caso, la rimozione automatica del magistrato non è contraria alla Costituzione. Le questioni di legittimità costituzionale sollevate dalla Sezione disciplinare del Csm sono state giudicate non fondate. La destituzione è la massima sanzione disciplinare prevista dall'ordinamento per i magistrati.   

La decisione è contenuta nella sentenza con la sentenza n. 197 depositata oggi (redattore Francesco Viganò) ed è relativa alle questioni sollevate dal Csm nell'ambito di due procedimenti concernenti magistrati incolpati di avere ricevuto benefici di varia natura da imputati in procedimenti penali pendenti presso le rispettive sedi giudiziarie. Secondo la Corte, la norma che prevede la sanzione disciplinare della rimozione non lede il principio di eguaglianza sancito dall'articolo 3 della Costituzione, poiché non determina alcuna irragionevole discriminazione in danno del magistrato autore dell'illecito disciplinare in questione rispetto a chi abbia commesso altri illeciti disciplinari per i quali non è prevista la sanzione dell'automatica rimozione.

    La norma - spiega la Consulta in una nota - non può, d'altra parte ritenersi intrinsecamente irragionevole in ragione dell'automatismo nell'irrogazione della massima sanzione disciplinare prevista dall'ordinamento per i magistrati.

    La Corte ha sottolineato, in proposito, che ai magistrati è "affidata in ultima istanza la tutela dei diritti di ogni consociato" e che proprio per tale ragione essi "sono tenuti - più di ogni altra categoria di funzionari pubblici - non solo a conformare oggettivamente la propria condotta ai più rigorosi standard di imparzialità, correttezza, diligenza, laboriosità, riserbo ed equilibrio nell'esercizio delle funzioni, ma anche ad apparire indipendenti e imparziali agli occhi della collettività, evitando di esporsi a qualsiasi sospetto di perseguire interessi di parte nell'adempimento delle proprie funzioni. E ciò per evitare di minare, con la propria condotta, la fiducia dei consociati nel sistema giudiziario, che è valore essenziale per il funzionamento dello Stato di diritto".

    Condotte come quelle in considerazione - ha concluso la Corte - creano un oggettivo pericolo di distorsione dell'attività giurisdizionale in favore del soggetto che ha corrisposto prestiti o agevolazioni al magistrato, e comunque scuotono la fiducia della collettività nell'indipendenza e imparzialità dello stesso ordine giudiziario. 

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza