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Migranti: fumata nera a Bruxelles sulla Diciotti. Conte: "L'Italia ne trarrà le conseguenze"

Terminato lo sciopero della fame a bordo della Diciotti. Berlino: 'Non lasciare l'Italia da sola'. Moavero: 'Ci aspettiamo più collaborazione dall'Europa'

E' scontro totale tra l'Italia e l'Unione europea. Casus belli è stata la riunione degli sherpa di 12 Paesi, convocati da Bruxelles per trovare soluzioni comuni a lungo termine sugli sbarchi dei migranti e finita con una fumata nera sulla ridistribuzione dei 150 bloccati a bordo di nave Diciotti, mettendo a nudo un'Italia sempre più isolata. "L'Europa non è riuscita a battere un colpo in direzione dei principi di solidarietà e di responsabilità che pure vengono costantemente declamati quali valori fondamentali. Ne trarremo le conseguenze", ha attaccato il premier Giuseppe Conte, puntando il dito contro "l'ipocrisia" dei partner, mentre dal Viminale l'esito dell'incontro veniva bollato come "l'ennesima dimostrazione che l'Europa non esiste".

D'ora in poi, scrive su Facebook, l'Italia "si farà carico di eliminare questa discrasia perseguendo un quadro coerente e determinato d’azione per tutte le questioni che sarà chiamata ad affrontare in Europa". "L'Italia è costretta a prendere atto che l'Europa oggi ha perso una buona occasione: in materia di immigrazione non è riuscita a battere un colpo in direzione dei principi di solidarietà e di responsabilità che pure vengono costantemente declamati quali valori fondamentali dell'ordinamento europeo". 

 IL POST DI CONTE

 

Nella riunione convocata d'urgenza dalla Commissione Europea, dice ancora il presidente del Consiglio, "non è stato dato alcun seguito" alle conclusioni dell'ultimo Consiglio Europeo di fine giugno. "Anzi. Da parte di alcuni Stati è stato proposto un passo indietro, suggerendo una sorta di regolamento di Dublino mascherato, che avrebbe individuato l'Italia come Paese di approdo sicuro, con disponibilità degli altri Stati a partecipare alla redistribuzione dei soli aventi diritto all'asilo", che sono una "percentuale minima".

A bordo della nave la situazione comincia a farsi sempre più difficile. Dopo il quarto giorno di permanenza nel porto di Catania sull'imbarcazione, gran parte dei 150 migranti ha intrapreso uno sciopero della fame. E il ministro Salvini prosegue il suo braccio di ferro con l'Europa, che stenta a trovare un accordo nonostante il vertice di oggi, e le procure siciliane. In particolare quella di Agrigento, la quale ha annunciato che domani il procuratore Luigi Patronaggio sarà a Roma per sentire alcuni funzionari del Viminale. Il vicepremier leghista, però, ribatte: "Se questo magistrato vuole capire qualcosa gli consiglio di evitare i passaggi intermedi. Siccome c'è questo presunto sequestratore e torturatore, sono disponibile a farmi interrogare anche domani mattina". Nel frattempo in tarda serata è giunta la notizia di una nuova richiesta da parte della nave Diciotti "di autorizzare lo sbarco dei naufraghi soccorsi per l'estrema criticità della situazione a bordo". Il ministro dell'Interno, dunque, starebbe anche valutando "la possibilità di fare procedure di identificazione e riconoscimento per individuare profughi veri, che sono la minoranza, dai finti profughi prima ancora che le persone sbarchino". Dopo la discesa dei 27 minori non accompagnati due giorni fa, sulla Diciotti ci sono complessivamente 130 eritrei, 10 migranti delle Isole Comore, sei bengalesi, due siriani, un egiziano ed un somalo. Di questi, sono 120 le persone che da oggi hanno intrapreso lo sciopero della fame, mentre le restanti trenta, comprese le undici donne a bordo, si alimentano regolarmente. Per alcune ore, le visite dei parlamentari a bordo sono state sospese per ragioni di sicurezza.

 Interviene anche il vicepremier, Luigi Di Maio, secondo il quale l'Italia ha deciso di voltare le spalle all'Italia. "A questo punto l'Italia deve prendersi in maniera unilaterale una riparazione. Non abbiamo più intenzione di farci mettere i piedi in testa". E rilancia: "Noi siamo pronti a tagliare i fondi che diamo all'Unione Europea. Vogliono 20 miliardi dei cittadini italiani? Dimostrino di meritarseli". "Hanno deciso di fregarsene dei principi di solidarietà e di responsabilità - incalza Di Maio - nonostante nell'ultimo consiglio europeo avessero assicurato che chi sbarcava in Italia sbarcava in Europa"

 

Pressing delle associazioni del Tavolo Asilo sul governo italiano che, in una lettera aperta, chiedono con urgenza di autorizzare lo sbarco delle 150 persone ancora a bordo della nave Diciotti. Tra gli aderenti del Tavolo ci sono la Caritas, S.Egidio, Emergency e Save The Children. Secca dall'Europa anche la risposta al governo italiano che con Di Maio ieri ha ipotizzato di non pagare la sua quota all'Ue se non si trova una soluzione sugli sbarchi: 'Le minacce in Europa non portano da nessuna parte. Il modo in cui l'Europa funziona è la cooperazione e non le minacce'.

"Se l'Italia si rifiutasse di pagare i suoi contributi all'EUbudget, sarebbe la prima volta nella storia della Ue. Questo comporterebbe interessi per ritardi nei pagamenti. E una violazione delle obbligazioni dei trattati che condurrebbe a possibili ulteriori pesanti sanzioni", scrive su Twitter il commissario europeo al Bilancio, Gunther Oettinger, che conclude il posto con l'hashtag #cooperazione-non-minacce. Secondo il ministro degli Esteri, Enzo Moavero, ospite al Meeting di Cl, "pagare i contributi all'Unione europea è un dovere legale. Ci confronteremo su queste e su altre questioni". 

E il senatore Faraone ha fatto sapere che a bordo della Diciotti, dove per qualche ora i migranti erano stati in sciopero della fame, la situazione è tornata alla normalità . 'Dalle 15 riprendono le visite a bordo. È quanto mi ha riferito al telefono il contrammiraglio Martinez". 

Una denuncia nei confronti del ministro dell'Interno, Matteo Salvini, in cui si ipotizza il reato di istigazione all'odio razziale (legge Mancino), aggravata dalla posizione di responsabile di una pubblica funzione, è stata presentata da alcuni cittadini alla Procura della Repubblica di Treviso. Per i firmatari il reato si sarebbe consumato attraverso una serie di affermazioni pubbliche rese dal ministro - tra giugno e luglio - tra le quali citano: "per gli immigrati clandestini è finita la pacchia, preparatevi a fare le valigie, in maniera educata e tranquilla, ma se ne devono andare" 

Intanto il ministro degli Esteri ricorda che per anni l'Italia ha salvato migliaia di vite umane" e "gli altri Stati europei lo hanno ampiamente riconosciuto, in più occasioni. Noi chiediamo che alle belle parole seguano fatti e atti concreti, di reale solidarietà. La nave Diciotti ha salvato quasi duecento persone. Ci saremmo aspettati un'effettiva e più rapida collaborazione degli altri Stati Ue per arrivare, il prima possibile, alla soluzione migliore". 

"In questi ultimi tre mesi - aggiunge Moavero Milanesi - abbiamo sempre chiesto ad altri partner Ue di condividere l'accoglienza di chi è stato salvato in mare e ci siamo resi disponibili a fare altrettanto se un'analoga richiesta proveniva dai partner. Si è instaurata una positiva e innovativa prassi di aiuto reciproco". Anche nel caso della nave Diciotti? "Nel caso della nave Diciotti abbiamo seguito la medesima linea, iniziando i consueti contatti bilaterali e domandando anche alla Commissione europea di coordinare l'azione; richiesta inedita che l'ha indotta, con senso di responsabilità ad attivarsi, in coerenza con lo spirito comunitario. Lo sforzo e i negoziati sono tuttora in atto e oggi si tiene a Bruxelles una riunione ad hoc straordinaria, convocata dalla Commissione per cercare di fare un passo in avanti", afferma il ministro. 

Moavero ha incontrato alla Farnesina il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto e ha chiesto la disponibilità di Budapest ad accogliere una parte dei migranti salvati in mare dalla nave 'Diciotti', riscontrandone la contrarietà. Lo fa sapere la Farnesina. Il ministro ungherese ha sottolineato come vi fosse notevole identità di vedute tra Roma e Budapest in tema di politiche migratorie europee. Moavero, dal canto suo, ha spiegato come la visione italiana presenti punti di dissonanza da quella ungherese.

 

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