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L'analisi/ 24 marzo: Sciolto nodo Camere, parte corsa Salvini-Di Maio per l'incarico

Il Cav si è visto bocciare Romani ma ha incassato un'azzurra alla presidenza del Senato. Ironia dei Dem: 'Hanno fatto nascere il 'Grillusconi'

La prima tappa della corsa verso il Governo è stata superata. Con l'elezione di Roberto Fico alla Camera e Elisabetta Alberti Casellati al Senato il Parlamento è nella pienezza dei poteri per lavorare.

Primo obiettivo centrato da Luigi Di Maio e Matteo Salvini, veri "kingmaker" dell'intesa.

Un accordo che potrebbe essere la base di qualcosa di più corposo quando si entrerà nel vivo. Nonostante Forza Italia si sforzi di ribadire che non si può trasferire il patto delle Camere al Governo, in molti non la pensano così. A partire dai dem, costretti ad essere solo spettatori delle votazioni di oggi, ma uniti nel sottolineare come, nei numeri e nella tenuta, l'asse Salvini-Di Maio sia solido.

Salvini ha fatto nascere "Grillusconi", osservano con malizia - e forse una punta d'invidia - alcuni esponenti del Pd, cercando di provocare una reazione all'interno dei Cinque stelle. Che di Berlusconi non vogliono neanche sentirne parlare.

Restano poi a rischio infezione le ferite apertesi tra Salvini e Berlusconi i cui rapporti ballano sull'orlo del precipizio. Il Cavaliere è abilmente rientrato in gioco pur ingoiando il rospo della bocciatura del suo vero candidato, Paolo Romani. Ha comunque ottenuto che una forzista, come Casellati, si prendesse la seconda carica dello Stato.

Ma ha subito le mosse del leader della Lega che si muove in modo spregiudicato, sapendo che Berlusconi non vuole e non può essere escluso dalla partita di Governo.

Archiviate le presidenze già tutti sono proiettati sulla partita del Governo. Gli scrutini di oggi hanno plasticamente mostrato quanto solidi siano i numeri di una maggioranza M5s-centrodestra ma hanno anche confermato come una maggioranza, certamente più esigua, si possa trovare anche escludendo Forza Italia dal pallottoliere.

L'idea di base che circola tra i Cinque stelle è quella di partire con un Governo che faccia la Finanziaria e riforma della legge elettorale. Un'ipotesi che potrebbe scontrarsi con i convincimenti di Sergio Mattarella.

Già in tempi non sospetti il Colle ha ricordato che i Governi non scadono come il latte. E non si capisce come e chi potrebbe far cadere un Governo con numeri parlamentari così ampi.

Tra l'altro, l'esistenza di diverse maggioranze parlamentari sulla carta potrebbe spingere il presidente a riaprire le consultazioni ove mai il futuro - e per ora non identificato - premier dovesse dimettersi. Resta tutto in piedi poi il problema del premier: a chi darà l'incarico si chiedono tutti. Di Maio è il leader del partito che ha preso più voti; Salvini è il leader riconosciuto della coalizione vincitrice.

Troppo presto per dirimere questo interrogativo. Certo è che il presidente darà l'incarico a chi ha più chance di formare un Governo. E se l'accordo M5s-Lega non fosse solido potrebbe anche essere una figura diversa da quelle di Salvini e di Di Maio.

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