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Pd, Renzi: 'Premier fidato? Ce ne sono tanti, uno è Gentiloni'

'Premier? E' il presidente della Repubblica che dà l'incarico'. 'Di Maio non serio, un premier non scappa'. I Dem alla resa dei conti interna dopo la debacle alle elezioni regionali in Sicilia. Il segretario: 'Cercano di farmi fuori'

"Ci accusano di essere stati troppo amici di quelli che hanno potere. Il Pd ha moltissimi voti da recuperare". Il 'mea culpa' di Matteo Renzi arriva nel bel mezzo di un'intervista tv che doveva essere un confronto con Luigi Di Maio e invece è duro contraddittorio con i giornalisti. "Vediamo chi è più Casta e chi più cittadino", è la sfida che il leader Pd lancia al candidato premier M5s, che lo snobba prima annullando il faccia a faccia e poi - fanno sapere i suoi - tenendo spenta la tv. Ma è agli elettori che parla un Renzi già in campagna elettorale anche se rinvia i bilanci al giorno dopo il voto e ribadisce che guiderà lui il Pd: "Il futuro premier? E' una discussione sterile perché lo decide il Parlamento e lo sceglie il presidente della Repubblica", afferma. "Non ho l'ansia di tornare a Palazzo Chigi". Un nome alternativo? "Ce ne sono tanti. Uno si chiama Gentiloni. Non è andato lì per caso...". Renzi arriva in studio dopo una infilata di battute di Gene Gnocchi ("Dio c'è, Renzi c'era", scherza il comico) e riserva subito le sue bordate a Di Maio.

"Aveva chiesto il confronto ma poi è scappato: un leader non ha paura. Ma Di Maio è "come quel compagno di classe che ti dice 'ti aspetto fuori', poi suona la campanella, esci e non c'è nessuno", anzi "il nulla come direbbe Gnocchi". "Gli chiederei perché è sempre in tv ma ha partecipato al 30% delle votazioni in Parlamento. Ha detto che sono un aguzzino e ho salvato le banche mandando sul lastrico i risparmiatori. Rinunci all'immunità, si lasci giudicare". Ma il M5s è solo una parentesi in un'intervista in cui Renzi, dopo aver ammesso di "aver perso" in Sicilia, difende a spada tratta quanto fatto dal suo governo. E se non perde le staffe neanche di fronte alle domande più cattive, mostra un attimo di commozione - con occhi lucidi e voce incrinata - quando difende la sua famiglia sul tema delle banche.

"La vicenda delle banche è una della tante in cui le falsità che girano in rete hanno creato un'immagine falsata: chi ha sbagliato deve pagare, voi parlate solo di Banca Etruria ma negli anni hanno spolpato le banche e tutti zitti, banchieri, giornalisti e politici". Ma gli spazi per rifare il centrosinistra con gli ex di Mdp sembrano strettissimi. Renzi replica anche a quanto detto nel pomeriggio da Pietro Grasso, che la sinistra vorrebbe suo candidato premier: "Non credo che il Paese sia stanco e deluso, c'è tanta bella gente che vuole mettersi in gioco".

E se Bersani e D'Alema da Mdp chiedono discontinuità, il segretario Pd replica a muso duro: "Vorrei un altro Jobs act, con altri 986mila posti di lavoro. Ricordo che nel 2014, quando sono arrivato a Palazzo Chigi, Obama in una telefonata mi ha detto 'farete la fine della Grecia se non cambiate'". Dice di aver messo al lavoro gli sherpa per una trattativa "senza veti" ma "D'Alema vuole mi dia fuoco in piazza? Mi sembra eccessivo...". Il leader Pd ne ha anche per Berlusconi: "Mi auguro sia in partita, è mio interesse. Ma si è illuso di poter fare la versione restaurata, come Blade Runner". A lui e a Di Maio lancia la sfida: nella prossima legislatura "il Pd sarà il primo gruppo parlamentare".

"Noi abbiamo fatto una proposta senza veti - ha detto oggi il presidente Pd Matteo Orfini nel forum a Repubblica tv -, abbiamo un progetto per il paese, vedremo la risposta, se c'è la volontà di costruire un fronte comune per evitare la vittoria della destra. Ma non vogliamo coalizioni a ogni costo, non bisogna ricadere negli errori del passato con coalizioni solo per vincere, bisogna avere omogeneità". L'obiettivo è - spiega Orfini - fare il 40 per cento come coalizione non come Pd visto che il Rosatellum prevede coalizione almeno nei collegi". "D'Alema che fa il nuovo Corbin fa un po' ridere perché la storia di D'Alema e Bersani è un'altra. Fanno una caricatura di se stessi: quelli che hanno fatto liberalizzazioni e privatizzazioni ora dicono altro. Io ero dalemiano perché D'Alema andava a capocciate con i girotondi e ora fa i girotondi con Flores d'Arcais". 

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