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Libia: al voto la risoluzione sulla missione navale, ok da Camera e Senato

Martedì Pinotti e Alfano hanno illustrato i termini dell'accordo specificando: 'Nessuna lesione della sovranità di Tripoli'

Via libera dalla Camera e dal Senato alle risoluzioni sulla missione in Libia. Montecitorio ha approvato la risoluzione sulla missione in Libia con 328 voti a favore. I voti contrari sono stati invece 113. Il Senato ha approvato le due risoluzioni presentate, una dalla maggioranza - fatta propria dalla commissione (191 sì, 47 no nessun astenuto) - e una da FI (170 sì, 33 no e 37 astenuti) sulla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali per far fronte agli sbarchi di migranti.  

LA MISSIONE - di Massimo Nesticò

Una nave logistica ed un pattugliatore italiano supporteranno la Guardia costiera libica, operando in accordo con le autorità di Tripoli. I militari impegnati potranno usare la forza "in modo limitato, graduale e proporzionale", rispondendo se attaccati. L'assetto della missione navale è stato illustrato - ieri - dal ministro della Difesa, Roberta Pinotti e da quello degli Esteri, Angelino Alfano, alle commissioni Difesa ed Esteri di Camera e Senato. "Non si profila - hanno assicurato - alcuna lesione alla sovranità libica. Il nostro obiettivo è anzi quello di rafforzarla".

Critica l'opposizione. Pinotti e Alfano hanno tenuto a rimarcare che la missione nasce "in un clima di assoluta fiducia reciproca" e che "tutte le attività saranno svolte sulla base delle esigenze delle autorità locali". L'intervento italiano, hanno ricordato i ministri, è stato chiesto con una lettera del 23 giugno scorso dal premier Fayez al Sarraj ed assicurerà "sostegno logistico tecnico e operativo alle unità navali libiche accompagnandole mediante attività congiunte e coordinate, assicurando il ripristino e la manutenzione degli equipaggiamenti". Non ci sarà alcun blocco navale, che sarebbe "un atto ostile".

Dopo il voto di oggi - se ci sarà l'ok - partirà alla volta di Tripoli un ricognitore "per capire le esigenze dei libici". Il pattugliatore, ha riferito la titolare della Difesa, "porterà il team dei nostri ufficiali che dovranno interloquire con i loro colleghi libici: da questa interlocuzione deriverà l'area d'azione, non decidiamo noi a prescindere, ma insieme ai libici dove andremo ad operare". In seguito arriverà il moto trasportatore costiero per il supporto logistico: una sorta di 'officina galleggiante' che lavorerà ai mezzi della Guardia costiera libica che necessitano di manutenzione. Mentre il pattugliatore dovrebbe restare nel porto di Tripoli, dove è già presente una motovedetta della Guardia di finanza.

Le regole d'ingaggio, ha informato Pinotti, saranno quelle in vigore per 'Mare Sicuro', ma "tenendo conto che la missione diventa bilaterale". E' invece il diritto internazionale a prevedere "la legittima difesa per i nostri militari, estesa all'uso della forza in modo limitato, graduale e proporzionale. I dettagli sono da definire con i libici, ma se gli scafisti sparano contro una nostra nave possiamo rispondere e la stessa cosa vale se è a rischio una nave libica. Sulla sicurezza dei nostri militari non si deflette. Daremo il massimo della protezione".

Quanto alla possibile intercettazione di imbarcazioni di migranti, ciò non dovrebbe avvenire visto che i mezzi italiani non saranno in zona: si muoveranno i guardacoste libici che a breve dichiareranno la loro zona Sar (Ricerca e soccorso). Naturalmente, in caso di persone in pericolo di vita, i marinai italiani sono tenuti a soccorrerle. In questo caso non potranno però - in ossequio al principio del non respingimento - riportarle sulle coste libiche. Attaccano le opposizioni. Il vice segretario della Lega Giancarlo Giorgetti, annuncia il no del Carroccio.

"E' - osserva - un Mare nostrum 2 raffazzonato e confuso. Manca soprattutto l'elemento principale ovvero il respingimento verso i porti di partenza". Per Renato Brunetta (Fi), "se non si riportano i migranti salvati in Libia allora non cambia nulla ed è solo una presa in giro". M5S è orientata a bocciare. Critiche anche da sinistra. Per Francesco Laforgia (Mdp) "ci sono molti aspetti da chiarire. Vogliamo sapere qual è la copertura giuridica di questa missione". Mentre Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra Italiana, chiede che "il Parlamento non autorizzi l'avventura libica. Di questo si tratta: di un'avventura, una missione militare al di fuori di ogni copertura giuridica internazionale e delle Nazioni Unite". E protesta anche il Cocer Marina, lamentando che "nessun compenso aggiuntivo" è stato accordato per gli equipaggi della missione.

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