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Migranti, fermata per controlli a Lampedusa una nave di una ong tedesca che non ha firmato codice

E' la Iuventa della tedesca Jugend Rettet, non ha firmato il protocollo

Primo giro di vite nei confronti delle ong che soccorrono migranti nel Mediterraneo dopo il codice di comportamento predisposto dal Viminale, che è stato sottoscritto solo da tre organizzazioni. La nave Iuventa della ong tedesca Jugend Rettet, che non ha firmato il protocollo, è stata bloccata in nottata al largo di Lampedusa dalla Guardia costiera italiana, che l'ha scortata fino al porto.

Dalla nave sono stati fatti scendere due siriani, che sono stati accompagnati nel Centro di prima accoglienza dell'isola. I due migranti erano stati trasferiti in precedenza a bordo della nave della ong tedesca proprio da una delle unità militari italiane impegnate nelle operazioni di soccorso ai migranti nel Mediterraneo. Per scortare in porto la Iuventa sono intervenute diverse motovedette della Guardia costiera, con un grande spiegamento di forze dell'ordine anche sulla banchina.

Il comandante della Capitaneria di porto di Lampedusa, il tenente di vascello Paolo Monaco, è salito a bordo della nave dove è rimasto per oltre due ore nella cabina di comando. "Si tratta di un normale controllo, che abbiamo fatto e che non comporterà alcun problema - ha spiegato l'ufficiale dopo essere sceso dalla Iuventa -. Ora controlleremo i documenti di tutto l'equipaggio e già questa mattina potranno ripartire da Lampedusa se dagli accertamenti emergerà che tutto è in regola". La ong Jugend Rettet, fondata nel 2015 da giovani dell'alta e media borghesia tedesca che hanno scelto di salvare i migranti in fuga dalle guerre e dalla fame, aveva acquistato due anni fa la Iuventa nel porto di Endem, in Germania, trasformando quel vecchio peschereccio in una vera nave adatta a missioni di search and rescue.


I ministri Pinotti e Alfano riferiscono alle commissioni riunite Esteri e Difesa del Parlamento sui tempi e i modi della missione delle navi italiane.

L'AUDIZIONE

 

Con la missione navale italiana in Libia "non si profila alcuna lesione alla sovranità libica. Il nostro obiettivo è anzi quello di rafforzarla", ha detto il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, nella informativa alle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato. Lo scorso 23 luglio il premier libico Fayez al Sarraj "ci ha chiesto con una lettera sostegno tecnico e navale ed il Governo assicurerà" con la nuova missione "sostegno logistico tecnico e operativo alle unità navali libiche accompagnandole mediante attività congiunte e coordinate, assicurando il ripristino e la manutenzione degli equipaggiamenti". Le regole d'ingaggio per la nuova missione navale in Libia "saranno le stesse dell'operazione Mare sicuro - ha detto ancora Pinotti -, con adattamenti perché la prima è una missione internazionale". E ha sottolineato che per i militari italiani "l'autodifesa è sempre lecita".

"La richiesta libica di sostegno navale nasce in una clima di assoluta fiducia reciproca non estemporanea, che viene da lontano, in cui l'Italia ha sempre agito nel rispetto della sovranità libica", ha detto il ministro degli Esteri Angelino Alfano alle Commissioni Esteri-Difesa. Alfano ha ricordato che il sostegno italiano al governo di Tripoli è stato fornito "senza condizionarne il processo decisionale, altrimenti lo avremmo indebolito". "La comunità internazionale deve unificare i propri sforzi sotto l'egida dell'Onu", ha spiegato Alfano alle commissioni Esteri-Difesa sulla Libia, ricordando che "negli ultimi mesi la proliferazione di iniziative unilaterali ha messo in discussione il ruolo dell'ex inviato Onu Kobler". Alfano a questo proposito ha ricordato che il nuovo inviato speciale Ghassan Salame' assume l'incarico oggi, e verrà a Roma l'8 agosto per incontrare il titolare della Farnesina. "Gli chiederò di imprimere un nuovo impulso all'azione dell'Onu. La sua agenda è la nostra agenda".

Intanto la portavoce del servizio europeo per l'azione esterna, Catherine Ray, a chi chiede se l'Ue sostenga la nuova missione organizzata dall'Italia in Libia, risponde: "Lavoriamo in pieno coordinamento con le autorità italiane. L'Alto rappresentante è in contatto regolare col primo ministro Paolo Gentiloni". Alla domanda se l'Ue abbia intenzione di allargare l'operazione Sophia per iniziare a fare quanto compie l'Italia, Ray spiega: "Prima di tutto vediamo cosa fanno gli italiani. Ricordo che il mandato di Sophia è stato appena rinnovato, un certo numero di compiti sono stati aggiunti al mandato esistente e stiamo focalizzando il nostro lavoro ad attuare questi compiti, in acque internazionali".

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