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Gentiloni: 'Brexit non è campana a morto ma sveglia per l'Ue'

In Aula al Senato le comunicazioni del premier in vista del Consiglio europeo del 22 e 23 giugno. 'Serve chiarezza. Europa cambi, la crescita non sia soffocata dalle regole', ha detto ancora il presidente del Consiglio

In Aula al Senato le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri, Paolo Gentiloni, in vista del Consiglio europeo del 22 e 23 giugno

"Il Consiglio europeo che si riunisce domani e dopodomani - ha detto Gentiloni -, si riunisce esattamente a un anno di distanza dal referendum britannico che si tenne il 23 giugno 2016. Doveva essere un anno orribile per l'Unione europea e le previsioni non sono state del tutto rispettate, viviamo in un clima certamente complicato ma molte delle previsioni di quelle settimane si sono rivelate infondate".

"Si potrebbe dire che Brexit più che una campana a morto per il progetto dell'Ue è stata una robustissima sveglia. Forse ricorderemo il voto inglese più che come inizio della fine, come un campanello di allarme che ha messo il progetto dell'Unione al centro della discussione pubblica del nostro Continente. Quel progetto ha confermato la propria vitalità e resta centrale per il nostro futuro". 

"Lunedì si sono aperti formalmente i negoziati per l'uscita del Regno Unito e sono iniziati in un clima in cui chi esce non si presenta al tavolo con una forza contrattuale particolare - ha detto ancora il premier -. L'Italia non è favorevole né a una hard Brexit né a una soft Brexit ma serve chiarezza nei rapporti tra un Paese così importante e l'Ue e in particolare chiarezza sui diritti e sul destino delle centinaia di migliaia di nostri concittadini che risiedono nel Regno Unito".  

"Ora l'Unione come superpotenza tranquilla ha uno spazio geopolitico maggiore di prima, semplicemente per il fatto che il nostro principale alleato, che restano gli Stati Uniti, ha adottato una linea che lo vede concentrato più sulla dimensione interna e sugli interessi economici del proprio Paese e apparentemente meno proiettato sugli scenari globali, la superpotenza tranquilla ha uno spazio geopolitico da riempire".

"Abbiamo in parte sulle nostre spalle, non da soli, il compito di tenere aperta la strada che porta a contrastare il cambiamento climatico secondo una linea che abbiamo condiviso immediatamente con il presidente Macron e la Merkel poche ore dopo la decisione Usa di non riconoscersi più negli accordi di Parigi. La linea è della non negoziabilità - ha spiegato Gentiloni nelle comunicazioni in Aula al Senato -: non si rimettono in discussione. L'intenzione degli Usa non è negare il tema, ma ridiscutere gli impegni economici che i grandi Paesi hanno messo sui fondi per il contenimento degli effetti del cambiamento climatico a favore dei Paesi più poveri". 

"La crescita non può essere soffocata da regole concepite in un periodo diverso, quando sarebbe stato difficile pensare a una crescita dell'Europa del 2%. Non bastano i numeri, non bastano i decimali". Servono "lavoro, inclusione, crescita: è questo che determina il successo dell'Unione europea a livello internazionale. Noi lo diciamo da tempo e ci auguriamo che non sia più solo una battaglia italiana: l'Europa deve cambiare, dobbiamo avere la forza di farla cambiare".

"Quel che vogliamo sapere dall'Ue è se sulla strada" della gestione dei flussi migratori "c'è l'Ue o se noi dobbiamo continuare a cavarcela da soli - ha detto poi il presidente del Consiglio -. L'Italia è in grado di gestire la questione, sia pure con difficoltà crescenti, ma l'Europa se vuole recuperare la sua vitalità e scommettere sul proprio futuro deve avere una politica migratoria comune: lo pretendiamo a Bruxelles". 

"Ci troviamo in un frangente per l'Europa di grandissimo interesse: non c'è stato il crollo che molti avevano temuto o auspicato, ma non deve esserci l'illusione che l'Europa se l'è cavata e va bene così. Questo è il momento di investire per cambiare e far crescere il progetto europeo. C'è una grande opportunità e se avrà il sostegno del Parlamento, con le distinzioni ovvie tra maggioranza e opposizione, il governo italiano in questa grande opportunità potrà svolgere il ruolo che compete a uno dei grandi Paesi fondatori".

"L'importanza del rapporto tra Ue e Africa ci accompagnerà nei prossimi decenni. Ma l'Ue deve fare di più nei confronti degli sforzi che l'Italia ha messo in campo in rapporto con la Libia. Noi abbiamo aperto una strada, assumendoci grandi responsabilità aprendo l'ambasciata e facendo accordi con un governo fragile e con le tribù. E vengono i primi risultati perché dalla Guarda costiera libica sono stati recuperati migliaia di migranti. Una strada è stata aperta". 

"L'Unione deve cambiare e dobbiamo avere il coraggio di dire: ci riconosciamo nel carattere strategico dell'Unione, ma perché si sviluppi, l'edificio dell' Unione ha bisogno di essere cambiato. Mi auguro che questa missione possa essere rafforzata dalla nuova leadership francese". Di vincoli e crescita "parleranno a metà luglio a Roma i ministri dell'Economia e per noi resta l'impegno fondamentale, lo diciamo da anni e speriamo di dirlo sempre più in buona compagnia. L'Europa deve cambiare, dobbiamo avere la forza di farla cambiare". "Un anno fa l'Ue era in una sorta di tempesta perfetta, con l'impatto della Brexit, la crisi migratoria, la crisi economica più grave del dopoguerra e il conseguente diffondersi non di scetticismo. Sembrava diffondersi l'idea che l'Unione non solo non fosse più come per alcuni decenni era stata considerata la risposta ai nostri problemi ma fosse l'origine, la causa di tutti i mali, il bersaglio di tutte le critiche. Un anno dopo ci troviamo in uno scenario diverso", sottolinea.

"La Difesa comune compirà in questo Consiglio Ue un ulteriore piccolo passo in avanti - si va per piccoli passi, inutile illudersi e non vedere la gradualità - sul terreno di una maggior e più integrata Difesa europea. L'Italia si batterà per questo". "La Commissione - sottolinea - ha proposto un fondo comune. Juncker ha parlato della possibilità di risparmiare tra i 25 e i 100 miliardi a seconda dell'intensità e del ritmo nei bilanci dei diversi Paesi. E' una cosa importante non solo da un punto di vista geopolitico ma anche per le economie di bilancio che possono venire da questa integrazione. Rivendico che il nostro Governo insieme a quelli di Francia, Germania e Spagna è stato all'avanguardia nel proporre questo elemento".

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