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Firme false M5S, a Palermo chiesti 14 rinvii a giudizio

Firme false M5S, a Palermo chiesti 14 rinvii a giudizio

Compresi tre deputati nazionali, due regionali e un cancelliere del tribunale

13 aprile 2017, 16:54

Redazione ANSA

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Il deputato nazionale Riccardo Nuti accompagnato dal suo legale in Procura a Palermo, in una foto d 'archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il deputato nazionale Riccardo Nuti accompagnato dal suo legale in Procura a Palermo, in una foto  d 'archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA
Il deputato nazionale Riccardo Nuti accompagnato dal suo legale in Procura a Palermo, in una foto d 'archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA

Quattordici indagati, compresi tre deputati nazionali, due regionali e un cancelliere del tribunale: la procura di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio per le persone coinvolte nell'indagine sulle firme false depositate dal Movimento Cinque Stelle a sostegno delle liste per le amministrative del 2012 nel capoluogo siciliano. I reati contestati, a vario titolo, dal procuratore aggiunto Dino Petralia e dal sostituto Claudia Ferrari sono il falso e la violazione di una legge regionale del 1960 che recepisce il Testo unico nazionale in materia elettorale.

"Ci è chiaro il tentativo di levarci politicamente di mezzo per avere campo libero, attraverso una montatura ben organizzata, che salvo ripensamento del Gup i magistrati avranno modo di smascherare nel processo penale". Lo affermano i deputati Riccardo Nuti, Giulia Di Vita e Claudia Mannino, indagati assieme ad altri 11 esponenti M5s per i quali la Procura di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio nell'ambito dell'inchiesta sulle firme false.

Tra gli indagati il deputato nazionale Riccardo Nuti, che nel 2012 era candidato sindaco, e le parlamentari Giulia Di Vita e ClaudiaMannino. Secondo la procura, Nuti e un gruppo ristretto di attivisti come Di Vita, Mannino e Samanta Busalacchi, dopo essersi accorti che per un errore di compilazione le firme raccolte erano inutilizzabili, mettendo quindi a rischio la presentazione della lista, avrebbero deciso di ricopiare le sottoscrizioni ricevute, correggendo il vizio di forma.

A 11 indagati i pm contestano la falsificazione materiale delle firme. A Nuti, per il quale non c'è la prova della commissione del falso materiale, si imputa, invece, l'avere fatto uso delle sottoscrizioni ricopiate: era lui, infatti, il candidato a sindaco dei pentastellati nel 2012. Il falso materiale riguarda Busalacchi, Di Vita, Mannino, e gli attivisti Alice Pantaleone, Stefano Paradiso, Riccardo Ricciardi, Pietro Salvino, Tony Ferrara, Giuseppe Ippolito e i deputati regionali Giorgio Ciaccio e Claudia La Rocca.

Il tredicesimo indagato è il cancelliere del tribunale Giovanni Scarpello: per lui l'accusa è di avere dichiarato il falso affermando che erano state apposte in sua presenza firme che invece gli sarebbero state consegnate dai 5 Stelle. Reato di cui risponde in concorso con Francesco Menallo, avvocato ed ex attivista grillino che consegnò materialmente le firme al pubblico ufficiale per l'autenticazione. Un contributo importante alla ricostruzione della vicenda è arrivato dalle testimonianze dei consiglieri regionali La Rocca e Ciaccio che hanno raccontato i momenti successivi alla notte del 4 aprile 2012. In quelle ore, al meet up di via Sampolo, vennero ricopiate materialmente le firme raccolte in un primo momento in alcuni moduli, che però contenevano un errore nel luogo di nascita di un candidato al consiglio comunale.

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