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Sfiducia Lotti in Aula il 15/3, M5S contro Pd su tempi

Ministro spiegherà a Senato

La mozione di sfiducia al ministro Lotti arriva in Parlamento ma non in maniera sprint, come auspicavano i 5 stelle. La Conferenza dei capigruppo del Senato ha infatti respinto la richiesta di M5s di votare subito il documento, che approderà invece in Aula la prossima settimana, il 15 marzo. Un tempo nel quale Pd e governo sperano che il caso giudiziario si chiarisca con l'archiviazione della posizione del ministro. Da qui il duro braccio di ferro e la violenta polemica innescata da M5s contro i Dem, ma anche una nuova frattura tra Fi e Lega. In un difficile equilibrio invece Mdp, che vuole attaccare gli ex compagni di partito senza però danneggiare il governo Gentiloni. Come era prevedibile la maggioranza ha dimostrato la propria forza numerica già alla Conferenza dei capigruppo. Niente inversione dell'ordine del giorno, richiesta da M5s, e voto della mozione di sfiducia al ministro solo tra una settimana.

I pentastellati hanno anche ritirato la mozione alla Camera per essere sicuri che il 15 marzo il Senato ponga ai voti il loro documento: la formula della capigruppo di Palazzo Madama, al momento di fissare la data, è stata "previo accordo con la Camera", che avrebbe potuto dar luogo a un nuovo rinvio o a un rimpallo tra le due Camere. Comunque il 15 Lotti sarà in Aula, ha annunciato il sottosegretario Maria Elena Boschi. Intanto, il ministro dell'Economia Piercarlo Padoan risponderà oggi alla Camera, durante il question time, alle interrogazioni rivoltegli sulla vicenda Consip. Il Pd, ha detto Alessia Morani, è convinto che "Lotti e' un uomo per bene e saprà dimostrare la sua totale estraneità ai fatti" e auspica che le "indagini si concludano molto presto". Detto altrimenti si spera nell'archiviazione della posizione del ministro che non a caso in questi giorni ha tenuto un profilo basso (secondo la consueta linea dell'avvocato Coppi) proprio per favorire questo esito. Ma M5s non abbassa il tono della polemica "giustizialista".

"Il punto - ha scritto Alessandro Di Battista sul blog di Beppe Grillo - è una gestione del potere familistica, affaristica e profondamente immorale". In casa Dem la voce fuori dal coro è quella dei sostenitori di Michele Emiliano: Francesco Boccia ha chiesto una assemblea dei parlamentari Pd in cui Lotti chiarisca la posizione ed eventualmente si dimetta. Anche Mdp auspica il passo indietro del ministro. Gli ex Pd non voteranno la mozione di M5s, ma vorrebbero presentare un proprio documento di censura al ministro, in cui si invita Gentiloni a ritirargli la delega. Un atto che sarebbe comunque ostile al Governo: per questo i "pontieri" sono in campo per evitare anche questo scenario. La preoccupazione dell'Esecutivo è che Mdp, col desiderio di differenziarsi dal Pd ed anzi di indebolirlo, compia un atto parlamentare che poi potrebbe ripetersi in altri passaggi, come il Def e la manovra. Meglio evitare la prima volta. Boschi ha ricordato agli ex Pd che i renziani sostennero Errani quando da Governatore fu condannato. Divisioni anche nel centrodestra. Fi ha ribadito che non voterà la mozione che, ha detto Maurizio Gasparri, "è una pistola scarica". Il che ha provocato un nuovo attacco di Matteo Salvini: "se qualcuno che e' all'opposizione vota con il Pd e con Renzi, ha un problema di identita' politica e non fa gli interessi degli italiani".

Sui numeri la maggioranza non teme. Secondo il capogruppo Dem Luigi Zanda, la mozione verrà bocciata "coi soli voti della maggioranza" senza bisogno del soccorso di Fi. E in effetti i calcoli fatti indicano almeno 151 "no" della sola maggioranza (escludendo Ala), contro i 60 sì sicuri, a cui potrebbero aggiungersi i 9 di DIrezione Italia e pochi altri. Nel frattempo Idea presenta una mozione per l'azzeramento dei vertici Consip, proposta che trova il pieno appoggio di Forza Italia.

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