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Nervi tesi nel Pd, Renzi prepara sfida Direzione

Italicum, referendum e gestione partito temi caldi di lunedì

La riorganizzazione del partito, il referendum costituzionale di ottobre e il dibattito sulla legge elettorale, ma anche la sfida che Brexit lancia all'Italia e all'Unione europea, sono i temi che Matteo Renzi affronterà lunedì alla Direzione del Pd, che sarà più nervosa dopo il sondaggio di Demos secondo cui M5s avrebbe superato i Dem. Uno scenario che sprona la minoranza interna ad incalzare il segretario, e quest'ultimo a accelerare sui temi in agenda.

Uno dei leader della minoranza, Roberto Speranza, ha preso spunto proprio dal sondaggio pubblicato da Repubblica per chiedere a Renzi di fare un "mea culpa": la "sconfitta molto dura, molto pesante" delle amministrative è dipesa da "uno storytelling del Pd e del Palazzo che molto spesso e' apparso distante dalla vita quotidiana di tante persone, in particolare dei ceti piu' popolari". La ricetta? "ripartire dalla questione sociale". Per altro è quanto richiede anche chi minoranza non è, come il vicecapogruppo della Camera Matteo Mauri.

Gli esponenti più vicini al leader invitano a ridimensionare il valore del sondaggio: "Chi governa paga sempre qualche prezzo in piu' rispetto a chi non ha onori di governo", ha detto Graziano Delrio: e Renzi lunedì forse riproporrà una frase che ama ripetere: "i sondaggi servono per essere ribaltati". Quanto alla rinuncia allo storytelling, il premier-segretario non farà passi indietro. Brexit e il sì dell'Ue allo scudo 'salva banche' danno ragione alla politica del Governo che verrà capita dagli italiani. Il monito di Confindustria sui rischi di recessione in caso di vittoria del "no" al referendum costituzionale, reso noto oggi, va in questa direzione. Il governo punta molto infatti all'impegno diretto delle associazioni di categoria che hanno apprezzato la riforma costituzionale. E ad aiutare Renzi ci sono paradossalmente anche Matteo Salvini e Luigi Di Maio che hanno rilanciato l'idea di una uscita dell'Italia dall'Euro che, nei sondaggi in mano a Palazzo Chigi, è in fondo ai gradimenti degli italiani. Una mano da M5s arriva anche sulla riforma elettorale. Il premier ha ritwittato l'intervista di Delrio ("L'Italicum è una legge ottima, garantisce la governabilità") ma ha dovuto subire di nuovo la richiesta di Angelino Alfano e di Fi (con Elena Centemero) di cambiare l'Italicum, in modo che il premio di maggioranza vada alla coalizione anziché alla lista. Cosa che gli suggeriscono anche diversi esponenti del Pd, come il sottosegretario Antonello Gicomelli per il quale non devono esserci "pregiudiziali". "Piuttosto che infilarsi in una modifica chirurgica dell'Italicum - suggerisce invece il sottosegretario alle riforme Luciano Pizzetti - Renzi rilanci su un altro modello più forte, come il collegio uninominale".

Un modo per incalzare i bersaniani che propongono il doppio turno, che però finora non ha i numeri in Parlamento. Ma i "niet" di M5s sui ritocchi all'Italicum potrebbe appunto aiutare Renzi a rimaner fermo, magari sfidando chi chiede modifiche a trovare i numeri nelle due Camere. Infine il partito, dove dovrebbe arrivare la principale apertura. Tra gli esponenti Dem di area renziana viene riferito che non dovrebbero esserci annunci di nuovi organigrammi, ma l'impegno e la rassicurazione a un percorso partecipato alla decisione sui nuovi assetti interni che verrebbero sanciti all'Assemblea nazionale a luglio.

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