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Riforma partiti: Non passa emendamento M5s contro la democrazia interna

Nel pomeriggio il voto su emendamenti che la rafforzano. Sullo sfondo il 'caso Pizzarotti'

La Commissione Affari costituzionali della Camera ha bocciato l'emendamento di M5s alla legge sui partiti che mirava ad eliminare l'obbligo di metodo democratico nella vita interna dei partiti e dei movimenti.

La Commissione Affari costituzionali della Camera sta infatti discutendo il tema delle vita democratica interna di partiti e movimenti. In commissione sono state presentate varie proposte di legge, tra cui una del Pd che obbliga partiti e movimenti ad avere uno statuto, pena l'esclusione dalle elezioni. Approccio contestato da M5s che non ha uno statuto. Il relatore Matteo Richetti (Pd) ha presentato un testo unificato che prevede due vie: per i partiti che vogliono usufruire dei benefici fiscali ci sono obblighi maggiori, mentre per i movimenti che vi rinunciano (come M5s) gli oneri sono minori. Ma, come ha osservato Pino Pisicchio, presidente del gruppo misto, la vicenda Pizzarotti pone il problema della democrazia interna a partiti e movimenti.

Mentre i partiti come il Pd o Fi hanno un codice etico noto, con sanzioni definite ed erogate da un organo diverso da quello di direzione politica, M5s non ha nulla di tutto ciò, con conseguenti minori garanzie per i suoi iscritti o militanti, come Pizzarotti. Altri partiti (Sel, Lega, gli ex M5s) hanno presentato emendamenti - subito ribattezzati "salva Pizzarotti" - che giungono ad escludere dalle elezioni i movimenti che non hanno un organo disciplinare o di controllo diverso da quello esecutivo (nel caso di M5s dal Direttorio). Nel pomeriggio verrà votato un emendamento di Stefano Quaranta (Sel) al testo base che rafforza questo concetto.

   

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