"I politici italiani sono stati a lungo campioni mondiali di vittimismo: non abbiamo soldi, non possiamo far niente, non cambierà mai. Adesso i soldi ci sono e gli alibi sono finiti. Al lavoro, per favore. Lo dobbiamo a chi un lavoro non ha, per creare speranze e opportunità. E lo dobbiamo a tutti gli italiani che vogliono riscoprire il senso delle parole orgoglio e appartenenza". Lo scrive Matteo Renzi nell'e-news. "Può festeggiare la festa del lavoro - scrive il premier - chi ha un lavoro. Perché i disoccupati - come è ovvio - non festeggiano un bel niente. Da quando siamo al Governo ci sono 398 mila posti di lavoro in più (di cui 354 mila sono a tempo indeterminato innanzitutto grazie al JobsAct). Ci sono anche 373 mila disoccupati in meno. Non sono cifre: sono persone in carne e ossa. Tuttavia, non basta: guai a chi si accontenta. Il JobsAct è solo l'inizio".
Renzi ha ribadito l'impegno del governo per il Mezzogiorno. "Un anno fa - ha sottolineato - si diceva che il Sud fosse scomparso dall'azione di Governo. Le iniziative di questo periodo - unite al credito di imposta - stanno dimostrando che non è così: se riparte il Mezzogiorno, riparte l'Italia". "Negli ultimi giorni - scrive - siamo stati spesso al Sud. E abbiamo: inaugurato il museo nazionale archeologico di Reggio Calabria, la casa dei Bronzi di Riace, cinque piani di bellezza e di riscatto per Reggio; firmato cinque patti per il mezzogiorno, da Reggio alla Calabria, da Catania a Palermo, fino alla Basilicata. Impegni concreti, tempi certi. Una rivoluzione di metodo, innanzitutto, per non sprecare mai più un centesimo di fondi europei; riaperto una delle strade siciliane danneggiate lo scorso anno dall'incuria e dalla manutenzione. Abbiamo messo oltre 800 milioni sulle manutenzioni, indicando chiaramente questa come la priorità; stanziato i primi 28 milioni per Matera capitale europea della cultura 2019. Questa terra bella e orgogliosa avrà la responsabilità nei prossimi anni di aiutare il vecchio continente a scrivere una pagina nuova di identità e futuro".
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