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"Hanno distrutto l'Ulivo", altolà di Bersani a Renzi: non lo tocchi, noi l'abbiamo creato

Premier: guardare alla realtà e non alle discussioni interne al Pd

Lo scontro interno al Pd è espressione di una "realtà parallela". Matteo Renzi gela così, con due sole parole, la discussione aperta dalla minoranza del partito. Massimo D'Alema e Pier Luigi Bersani si ritrovano a San Martino in Campo, luogo simbolo dell'Ulivo. Uniti dalla diagnosi: al Pd serve "un rilancio", una "raddrizzata" a sinistra. Divisi sulla 'cura': la battaglia - sostiene l'ex segretario - si fa da dentro, non si può escludere - secondo l'ex premier - la scissione. Renzi è tranchant: "Chiedono rispetto per l'Ulivo ma lo hanno distrutto". Il premier rivendica un'azione, testimoniata da misure, "di sinistra". "Ricordi che l'Ulivo l'abbiam fatto", replica Bersani piccato. Mai così lontane, le due anime Pd. Renzi, di ritorno dal vertice di Parigi coi leader socialisti europei, scandisce dal palco della scuola di formazione per i giovani Pd la sua risposta all'escalation di attacchi della minoranza. "Non usiamo questo palco per litigare tra noi", esordisce. "Le discussioni interne al Pd sono una realtà parallela: qualcuno può dire 'non voto Renzi', ma il Paese sta cambiando" ed è solo "tafazzismo" dire che va tutto male. Poi rivendica: "Gli 80 euro come la legge contro le dimissioni in bianco, in vigore oggi, vogliono dire essere di sinistra". Ma l'affondo sugli avversari interni attraversa tutto il ragionamento di Renzi, lungo quasi due ore. Non pensino di "usare strumentalmente" le amministrative, è l'avvertimento: "Chi vuole mandarmi a casa la battaglia la farà al congresso del 2017". Il riferimento è agli attacchi sulle primarie di Roma e Napoli. Il segretario difende il principale bersaglio, Matteo Orfini ("Negli ultimi tempi son sempre d'accordo con lui...") e contrattacca: "C'è un disegno per screditare le primarie, come a Genova con Cofferati. Possiamo parlare di regole, ma mettere in discussione le primarie offende la democrazia". Il premier rivendica di aver accettato la sconfitta contro Bersani (anche se in qualche regione "si erano bruciati i verbali") e avverte: "Chi perde fa una battaglia nel partito, ha detto bene Cuperlo. Se scappa, mette in discussione il Pd". Tutti a sostenere i nomi che hanno vinto le primarie, è l'invito del segretario. Renzi ricorda che il risultato delle comunali non riguarda il governo, mentre se perderà il referendum costituzionale andrà a casa.

Negli stessi minuti in cui Renzi parla da Roma, a San Martino in Campo D'Alema arriva a discutere di politica estera. Lo accolgono le parole di Roberto Speranza ("E' una personalità, come altri dà un contributo"), un breve applauso e un freddo saluto con Bersani. La linea della minoranza riunita a Perugia non è la stessa dell'ex premier. "Servono idee nuove per rilanciare la sinistra, senza ripercorrere ricette sperimentate da altri o anche da noi in altre epoche", scandisce. Bersani difende a spada tratta, invece, proprio una 'vecchia' ricetta, come l'Ulivo. E non nasconde l'irritazione per le parole di Renzi ("Distrutto l'Ulivo, han consegnato l'Italia a Berlusconi"). "Sta andando oltre il segno, se tocca l'Ulivo ci sentiamo. Noi l'Ulivo l'abbiam fondato", commenta. E Speranza: "Il segretario lavori a unire, non a insultare la minoranza". Nella giornata di lavori di Sinistra riformista, la critica a Renzi viene intanto articolata su più fronti. Dalla sanità, al lavoro, alla legge elettorale. E tra i bersaniani c'è anche chi non esclude di non sostenere il referendum, se l'Italicum non sarà cambiato. Bersani non si sbilancia sul referendum (la riforma costituzionale la minoranza l'ha sostenuta, ricorda il deputato Andrea Giorgis), ma attacca sull'Italicum: "Ne penso tutto il peggio possibile. M5s e destra rischiano di prendere tutto al ballottaggio". Ma Renzi ribatte: "Se il premio è alla lista c'è il Pd, punto. Alcuni di quelli che oggi mi accusano di voler fare la coalizione con il centrodestra sono gli stessi che non hanno votato l'Italicum perché non c'era il premio alla coalizione...".

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