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Austria avvia stretta migranti. Scontro Renzi-Paesi Est

Ma per ora al confine sloveno non ci sono profughi in arrivo

Vienna avvia la stretta sui profughi nonostante lo scontro con l'Europa, Berlino la mette in guardia sulle misure unilaterali che rischiano di ricadere "sulle spalle dei tedeschi, mentre Ungheria e Polonia denunciano il "ricatto politico" di Matteo Renzi sul taglio di fondi strutturali europei paventato contro quei Paesi, soprattutto dell'Est, che bloccano i ricollocamenti. Il premier lo aveva detto ieri notte nella cena a porte chiuse tra i leader della Ue, segnata da fortissime tensioni sulla crisi dei migranti. E stasera, dopo le accuse rivoltegli da Budapest e Varsavia, ci è tornato. "Con i Paesi dell'Est non c'è nessuna minaccia, nessun ricatto - ha assicurato -. Ma la solidarietà è double face, non unidirezionale: bisogna prendere, ma anche dare", ha avvertito lasciando il Justus Lipsius al termine della maratona negoziale sulla Brexit. Al centro delle tensioni della due giorni bruxellese, almeno per quanto riguarda il capitolo migranti, si è trovata l'Austria, con Bruxelles che ha definito "illegali" le misure sui tetti giornalieri sull'accoglienza e sul transito dei richiedenti asilo. Oggi il ministro dell'Interno tedesco Thomas de Maiziere ha avvertito che Berlino non resterà a guardare e ha minacciato generiche "conseguenze" se a uscirne danneggiata sarà la Germania. Il cancelliere austriaco Werner Faymann, nonostante le critiche, lasciando ieri notte il primo giorno di lavori del vertice aveva assicurato che il suo Paese sarebbe andato avanti nell'applicazione delle misure annunciate. Fonti europee raccontano che alla cena la cancelliera tedesca - ad alcuni apparsa in difficoltà per la prima volta in molti anni - si sia impegnata a fondo nel tentativo di convincere l'alleato di tante battaglie a posticipare il via alle misure di almeno un mese. C'è anche chi dice che i due si siano appartati su un balconcino, per parlare fitto tra loro, in modo riservato. A godere dell'inedita coreografia è stato soprattutto il 'falco' ungherese Viktor Orban, che si è gustato le tensioni servite a cena tra un filetto di merluzzo emulsionato alla birra bianca e la mousse leggera all'ananas e mango, previsti dal menu. Faymann ha fatto due conti: "Abbiamo deciso di accettare fino a 37.500 richiedenti asilo nel 2016. La quota austriaca dei 160mila ricollocamenti è inferiore ai duemila. Se tutti i Paesi concordassero sugli stessi numeri, relativi alla popolazione, ne distribuiremmo due milioni".

Tsipras, che già la prima sera di lavori aveva alzato la voce dando sfogo a frustrazioni e timori, oggi ha minacciato di non firmare il documento finale del summit Ue, quindi anche quello sul negoziato per evitare la Brexit. La richiesta del premier ellenico, raccontano fonti di Atene, era di lasciare intatta l'operatività delle frontiere con la Macedonia almeno per due settimane, fino al nuovo vertice convocato con la Turchia, (il 5 o 6 marzo), quando si cercherà di accelerare di nuovo con Ankara, per la riduzione dei flussi. Di fatto però sul rischio di veto del leader greco si sono rincorse voci contrastanti per tutta la giornata, che indicavano come si trattasse piuttosto di una sparata ad uso politico interno. Una minaccia che sarebbe stata comunque depotenziata già in mattinata, dopo una trilaterale di un'ora con la cancelliera Merkel ed il presidente francese Francois Hollande, da cui Tsipras avrebbe ricevuto rassicurazioni. All'incontro è poi seguita una bilaterale Hollande-Faymann e il monito da Berlino di de Maiziere sulle possibili reazioni. Intanto il portavoce del governo di Budapest Zoltan Kovacc aveva definito "un ricatto politico" la minaccia di Renzi di tagliare i fondi strutturali europei a quei Paesi, soprattutto dell'Est, che bloccano i ricollocamenti. "Renzi non può ricattare nessuno. Penso che dovremmo cercare soluzioni, non puntare il dito" contro qualcuno, gli aveva fatto eco da Bruxelles il ministro polacco per gli Affari europei Konrad Szymanski. Prima della replica serale di Renzi, era stato anche il sottosegretario agli Affari europei Sandro Gozi a puntualizzare: "Non c'è nessun ricatto, è pretesa di coerenza e di solidarietà e di rispetto degli impegni che si prendono quando si è membri della Ue e quando si adottano degli accordi che vanno attuati. Noi - ha sottolineato Gozi - stiamo rispettando il nostro accordo in materia di solidarietà finanziaria, vorremmo che tutti rispettassero i loro accordi in materia di immigrazione e asilo". Poi sono arrivate anche le parole di Renzi sulla solidarietà che non può essere "unidirezionale". Fonti diplomatiche, sullo sfondo, si sono limitate a ricordare che si tratta di uno spauracchio agitato mesi fa anche da Vienna e Berlino, ma non realizzabile, almeno per la programmazione 2014-2020, dato che per cambiare il quadro finanziario pluriennale occorre il consenso unanime dei 28.

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