Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Mafia: Borsellino fu ucciso prima di parlare di Falcone con i pm

Mafia: Borsellino fu ucciso prima di parlare di Falcone con i pm

I figli al processo, il giorno della strage aveva la sua agenda rossa

CALTANISSETTA, 19 ottobre 2015, 19:10

Redazione ANSA

ANSACheck

Via D 'Amelio - RIPRODUZIONE RISERVATA

Via D 'Amelio - RIPRODUZIONE RISERVATA
Via D 'Amelio - RIPRODUZIONE RISERVATA

 "Dopo Capaci mio padre aveva fretta di essere sentito dai colleghi di Caltanissetta che indagavano sull'eccidio e non si spiegava perché non lo convocassero. Tanto che in un'occasione pubblica fece un intervento con cui tentò, secondo me, di sollecitare una convocazione". Lo ha detto Manfredi Borsellino, figlio del giudice ucciso nel 1992, deponendo, a Caltanissetta, nel processo sulla strage di via D'Amelio il 19 luglio '92 a Palermo. 

'Su agenda rossa scriveva tutto' - "Dopo la strage di Capaci mio padre usava l'agenda rossa in modo compulsivo. Scriveva costantemente. E si trattava sicuramente di appunti di lavoro e dell'attività frenetica di quei giorni". Lo ha detto Manfredi Borsellino, figlio del magistrato ucciso dalla mafia nel '92, deponendo al quarto processo per l'eccidio costato la vita al padre e agli agenti di scorta. Il figlio del giudice si è detto certo che nell'agenda, scomparsa dopo la strage dalla borsa in cui il magistrato la custodiva, ci fossero cose importanti. "Mio padre - ha spiegato - dopo la morte di Falcone era consapevole che sarebbe toccato a lui e di essere costantemente in pericolo. Aveva l'esigenza di lasciare tracce scritte. Non poteva metterci in pericolo rivelandoci delle cose". Borsellino è convinto che se l'agenda rossa fosse stata trovata le indagini sulla morte del padre avrebbero avuto una piega diversa.

'La Barbera si irritò per agenda' - "Nessuno ci chiese perché attribuivamo tanta importanza all'agenda rossa. E invece credo che investigativamente fosse importante fare accertamenti". Lo ha detto il figlio del giudice Paolo Borsellino, Manfredi, deponendo al quarto processo per la strage di via D'Amelio. Il teste ha lungamente parlato del diario da cui il padre, raccontano i familiari, soprattutto negli ultimi giorni di vita non si separava mai e che scomparve dalla borsa del giudice dopo l'eccidio. "Quando l'allora capo della Mobile Arnaldo La Barbera ci ridiede la borsa - ha aggiunto - e vedemmo che l'agenda non c'era e chiedemmo conto della cosa, si irritò molto. Sembrava che gli interessasse solo sbrigarsi e che gli stessimo facendo perdere tempo. Praticamente disse a mia sorella Lucia che l'agenda non era mai esistita e che farneticava. Usò dei modi a dir poco discutibili".
  

Figlia Borsellino, giorno morte aveva agenda  - "Il 19 luglio del 1992, il giorno della sua morte, vidi mio padre mettere nella borsa, tra le altre cose, un'agenda rossa da cui non si separava mai". Lo ha detto Lucia Borsellino, figlia del magistrato assassinato dalla mafia, deponendo al quarto processo per la strage in corso a Caltanissetta. "Non so perchè la usasse - ha aggiunto - o cosa ci fosse scritto perchè non ero solita chiedergli del suo lavoro".

'Su agenda scontro con La Barbera'  - "Qualche mese dopo la strage l'ex questore Arnaldo La Barbera ci restituì la borsa di mio padre. L'agenda rossa non c'era più. Io mi lamentai della scomparsa e chiesi che fine avesse fatto. La Barbera escluse che ci fosse stata e mi disse che deliravo". Lo ha raccontato Lucia Borsellino, figlia del giudice assassinato dalla mafia ne 1992, deponendo, a Caltanissetta, al processo a boss e falsi pentiti per l'eccidio di via D'Amelio. La teste ha ricordato il teso scambio di battute con La Barbera, che coordinò il pool che indagò sulle stragi Falcone e Borsellino. "Quando gli manifesti il mio fastidio - ha aggiunto - mi disse che avevo bisogno di aiuto psicologico". La figlia del magistrato ha raccontato di avere successivamente trovato a casa del padre un'altra agenda, di colore grigio, che consegnò all'allora pm di Caltanissetta Anna Palma. "Visto quanto accaduto nella storia di questo paese - ha aggiunto - chiesi che ne facessero delle fotocopie e che acquisissero quelle, ma che l'originale ci fosse restituito".

'Subranni disse mia madre non lucida' - "Mia madre è stata lucida fino alla fine". Lo ha detto, deponendo al la strage di via D'Amelio, Lucia Borsellino, figlia del magistrato assassinato nel '92. La teste ha ricordato che l'ex capo del Ros, Antonio Subranni, dopo aver appreso delle dichiarazioni accusatorie fatte contro di lui dalla vedova Borsellino, aveva messo in dubbio le capacità mentali della donna da anni malata di leucemia. "Disse che aveva l'alzheimer - ha aggiunto - ma non era vero". Agnese Borsellino, a distanza di 15 anni dall'assassinio del marito, raccontò ai pm di Caltanissetta che il marito le aveva confidato di rapporti tra Subranni e la mafia. "Credo - ha detto la testimone in qualche modo spiegando il perchè della tardività delle dichiarazioni della madre - avesse paura di essere lasciata sola dalle istituzioni e che noi potessimo rimanere isolati. Ma col tempo si è sentita più libera e la sua sete di giustizia si è andata affermando sempre di più, anche perchè le preoccupazioni nei nostri confronti si andavano attenuando".

'Contrada? Mio padre si turbò'- "Una volta un mio ex fidanzato chiese a mio padre cosa pensasse di Bruno Contrada e lui si turbò molto. Ci fece capire che era una persona di cui non si doveva parlare". Lo ha detto Lucia Borsellino, figlia del magistrato ucciso nel '92, deponendo al processo per la strage di via D'Amelio in corso a Caltanissetta.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza