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Ncd: Quagliariello si dimette da coordinatore. Alfano: "Io non trattengo nessuno"

Alfano, non trattengo nessuno. Pesa anche battaglia Unioni civili

"Ho la sensazione che NCD sia diventato un partito inconsistente e che si avvia lentamente a deperire. Infatti Nuovo Centro Destra ha votato le riforme ed è stato decisivo per questa approvazione e dopo un'ora si è incardinata contro di noi la legge sulle unioni civili". Così Gaetano Quagliariello, ex coordinatore NCD, ha commentato ai microfoni di Agorà su RaiTre, che parla dell'incardinamento delle unioni civili come "uno sfregio al partito". "Uno sfregio al partito - spiega - perché il Parlamento non potrà discutere di questa legge sino a gennaio e si sarebbe potuto continuare a discuterne in commissione". Riguardo la possibilità di continuare a dare il voto di fiducia al Governo Quagliariello aggiunge: "Ho posto un problema al mio partito e voglio capire se ha intenzione di discuterne oppure no. Se, come sembra, non vorrà discuterne, le darò le mie risposte".

Quagliariello si dimette da coordinatore, 'sisma' in Ncd
Alfano, non trattengo nessuno. Pesa anche battaglia Unioni civili
"Oggi si chiude una fase". Con queste parole Gaetano Quagliariello annunciava il sì di Ap alle riforme. Di fatto era il suo 'testamento' da coordinatore di Ncd: ieri, con una lettera inviata ad Angelino Alfano, il senatore annuncia di lasciare l'incarico certificando la rottura con una linea giudicata da tempo troppo filo-renziana e sulla quale, alle spalle dell'ex ministro delle Riforme, si allarga il malcontento centrista. Nella sua lettera il senatore delinea l'uscita di Ncd dal governo quasi come una 'conditio sine qua non' per una sua permanenza in un partito che, ripeteva già nei giorni scorsi, con l'attuale Italicum rischia di sparire. E', di fatto, il passo precedente all'addio, anche perché Alfano, in una conferenza stampa nella quale rivendica il peso di Ncd nella legge di stabilità, è gelido. "Non trattengo nessuno, abbiamo fatto 2 anni fa una scelta dolorosa, giusta, per me definitiva: ciascuno è libero di tornare indietro", scandisce il titolare del Viminale alle cui parole seguono quelle di Fabrizio Cicchitto: "uscire dal governo è un suicidio".

Per Quagliariello, però, era il momento di tracciare una riga, affrontando, senza il peso del ruolo di coordinatore, quei "momenti di dibattito pubblico che auspico possano risultare utili e determinare la possibilità di una sintesi che oggi non scorgo", scrive nella lettera. Nella missiva l'ex coordinatore non parla di addio, anche se le voci di una sua uscita rimbalzano ormai con insistenza laddove resta un rebus la destinazione alla quale guardi il senatore centrista, fermo restando che un suo ritorno in FI, sulle orme di Nunzia De Girolamo, per ora è dato vicino allo zero. Nei giorni scorsi, comunque, ci sarebbero stati contatti tra Quaglariello e Berlusconi, sebbene il diretto interessato smentisca.

E ieri, non a caso, le dimissioni del senatore da coordinatore sono applaudite all'unisono dai parlamentari azzurri, segno che Berlusconi guarda con attenzione alle mosse dell'ex ministro delle Riforme, benché i rapporti tra i due non siano mai stati idilliaci. Più concreta, quindi, sembra essere per il senatore Ap l'ipotesi di un gruppo autonomo, che al Senato potrebbe prendere forma con l'avanzare delle barricate degli alfaniani sulle unioni civili, vero spartiacque per Ncd. Diversi, infatti, sono gli scontenti a Palazzo Madama, da Carlo Giovanardi a Andrea Augello, in un gruppo dove neppure Renato Schifani è dato, secondo i rumors del Transatlantico, 'esente' da malumori. Arrivare ai dieci senatori necessari per formare un gruppo tuttavia non è semplice (tra le truppe più 'fedeli' a Quagliariello si contano 6-7 parlamentari) tanto che resta valida anche l'ipotesi di un polo formato da fuoriusciti di Ncd, fittiani (i contatti tra l'ex coordinatore Ncd e Fitto nei giorni scorsi ci sono stati), e tosiani. Formula che potrebbe essere riprodotta alla Camera, dove pure serpeggia qualche malumore, come quello di Eugenia Roccella, che oggi, in una nota congiunta con Giorvanardi, interviene nello strappo con il Pd sul ddl Cirinna'-bis dicendosi "libera" di non votare più la fiducia. E' al Senato, però, che un addio di Quagliariello potrebbe creare qualche grattacapo a Matteo Renzi anche se i 179 sì di ieri alle riforme e il sostegno dei verdiniani, oggi, rappresentano più di una rassicurazione.

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