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Riforme: ok all'articolo 7, riunione delle opposizioni

Calderoli: "Nessuna apertura da governo su dialogo"

Via libera dell'Aula del Senato all'articolo 10 del ddl riforme, che modifica l'art.70 della Costituzione in merito procedimento legislativo affidato a Camera e Senato. Il sì all'articolo arriva con 165 voti favorevoli, 107 contrari e 5 astenuti.

La maggioranza ha superato due voti segreti sull'art.10. il primo in merito all'emendamento Endrizzi a tutela delle minoranza linguistiche. L'Aula boccia l'emendamento con 154 no, uno in più rispetto al precedente scrutinio segreto. Tre gli astenuti, mentre i voti favorevoli - delle opposizioni - salgono a 136, 5 in più rispetto al primo voto segreto. Il secondo respingendo un emendamento Calderoli sulla tutela delle minoranze linguistiche con 153 no, 131 sì e tre astenuti.

Botta e risposta tra il Presidente del Senato Grasso, paragonato all'arbitro Moreno,  e il senatore M5S Castaldi. 

Sull'articolo 10 del ddl Boschi le opposizioni unite faranno "resistenza passiva" per simboleggiare il fatto di essere "ostaggi" della maggioranza. Lo spiega il capogruppo di Ln Gianmarco Centinaio al termine della riunione: "Le opposizioni, quindi, non faranno ostruzionismo né argomenteranno le loro proposte, ma si limiteranno a votare".

L'Aula del Senato, dopo aver approvato l'articolo 7 relativo ai titoli di ammissione dei componenti del Senato (con 166 sì, 56 no e 5 astenuti), è passato ad esaminare l'art.10, che riguarda il procedimento legislativo. Il governo ha dato parere negativo su tutte le modifiche all'articolo, tranne che sui due emendamenti Calderoli e sull'emendamento Endrizzi - per i quali è ammesso il voto segreto - in merito ai quali l'esecutivo si è rimesso all'Aula. 

Scende a quota 154 la maggioranza in occasione della bocciatura di due emendamenti (il 10.1000 e il 10.2) accorpati, nella loro votazione, dalla presidenza del Senato. I due emendamenti sono infatti respinti con 154 voti contrari, 113 sì e 3 astenuti. L'emendamento 10.1000 era uno di quelli presentati 'collettivamente' dalla minoranza Pd e attribuiva più competenze - tra cui i temi etici - al Senato. L'emendamento, ritirato dalla minoranza Pd, è stato poi fatto proprio dal M5S.

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 Lega e Forza Italia lamentano: "Nessuna apertura dal governo" nonostante il ritiro degli emendamenti all'art.7. Lega e Fi avevano ritirato tutti le modifiche all'art.7 in cambio della disponibilità del governo ad affrontare nel merito punti più caldi della riforma. "Noi ritiriamo 35mila emendamenti" - aveva aggiunto Calderoli - ad una condizione: che ci sia, da parte del governo, una vera valutazione riferita agli articoli 10 e 31".

 La giornata è cominciata con un botta e risposta al vetriolo tra M5S e il presidente del senato Pietro Grasso, stavolta il riferimento era Postalmarket:  "Lei - ha detto Castaldi riferendosi a Grasso - tratta il regolamento del Senato come un mensile di Postal market". Pronta la replica di Grasso: "Lei sa benissimo che c'era la disponibilità a interrompere la seduta alle 12.30, per darvi un'ora fino alle 13.30 e questa possibilità non è stata accettata. Ne prendo atto". I senatori del M5S hanno quindi chiesto il voto elettronico e Grasso ha dovuto concedere i 20 minuti di tempo previsti per prassi sospendendo la seduta sino alle 10.

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Ieri è stato approvato l'articolo 6. Ma la tensione resta alta. E non si placa la polemica per i gesti osceni in aula: ieri Barani e D'Anna sono stati sospesi per 5 giorni.

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