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Riforme: tutti i nodi aperti, non solo art.2

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Dalle funzioni di Senato e Regioni fino all'elezione del Capo dello Stato

ROMA, 08 settembre 2015, 20:48

Giovanni Innamorati

ANSACheck

Il presidente del consiglio Matteo Renzi arriva a palazzo Madama per l 'assemblea del gruppo Pd al Senato. - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il presidente del consiglio Matteo Renzi arriva a palazzo Madama per l 'assemblea del gruppo Pd al Senato. - RIPRODUZIONE RISERVATA
Il presidente del consiglio Matteo Renzi arriva a palazzo Madama per l 'assemblea del gruppo Pd al Senato. - RIPRODUZIONE RISERVATA

 Non è solo la modalità dell'elezione dei senatori a costituire il nodo da sciogliere per trovare un accordo politico sulle riforme: gli altri punti di cui si discute, e su cui le parti sono però più vicine, sono le funzioni del futuro Senato, quelle delle Regioni (articolo 117 della Costituzione), l'elezione del Presidente della Repubblica e quella dei Giudici costituzionali.

    FUNZIONI DEL SENATO: Il futuro Senato delle Regioni mantiene le funzioni legislative assieme alla Camera in alcune materie: in prima lettura l'Assemblea di Palazzo Madama le aveva ampliate, includendo i temi etici (articoli 29 e 32 della Costituzione). La Camera ha eliminato queste materie, limando anche le funzioni del Senato nei rapporti con l'Ue (sia fase discendente che ascendente), e i poteri di controllo sulle politiche pubbliche. Tutti i gruppi di Palazzo Madama chiedono ora di ripristinare tali funzioni, e il governo ha affermato di non avere obiezioni.

    ELEZIONE SENATORI: "Il Senato della Repubblica - stabilisce l'articolo 2 del ddl approvato già da Senato e Camera - è composto da novantacinque senatori rappresentativi delle istituzioni territoriali e da cinque senatori che possono essere nominati dal Presidente della Repubblica". Inoltre l'articolo 2 stabilisce che i Consigli regionali "eleggono, con metodo proporzionale, i senatori tra i propri componenti e, nella misura di uno per ciascuno, tra i sindaci dei Comuni dei rispettivi territori". La minoranza del Pd, ma anche M5s, Lega, Sel, Fi e i Conservatori chiedono una elezione diretta in concomitanza con quella dei Consigli regionali. Il governo non vuole toccare l'articolo 2, per non riaprire altri temi (come il numero dei senatori) e ha proposto come mediazione l'inserimento in un altro articolo il principio che gli elettori partecipino alla selezione dei Consiglieri-senatori con modalità che saranno definite nella legge elettorale delle Regioni. Oggi i bersaniani hanno insistito nel chiedere la modifica dell'articolo 2.

    FUNZIONI DELLE REGIONI: La riforma modifica anche il Titolo V, togliendo alle Regioni alcune funzioni oggi di competenza concorrente con lo Stato. La Lega, ma anche il gruppo delle autonomie e molti senatori di vari gruppi, chiedono un riequilibrio dei poteri in favore delle Regioni.

    ELEZIONE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA: La riforma, così come licenziata in prima lettura dal Senato, stabiliva che per eleggere il Capo dello Stato occorrono i due terzi dei voti, dal quarto scrutinio i tre quinti e dopo l'ottavo scrutinio è la maggioranza assoluta degli aventi diritto. Alla Camera invece si è fissato nei tre quinti dei votanti il quorum minimo per la scelta del Presidente, cosa che mette nelle mani delle opposizioni la possibilità di bloccare l'elezione. Si è tutti d'accordo a trovare una "norma di chiusura": una ipotizzata è un ballottaggio tra i due candidati più votati.
    ELEZIONE CORTE COSTITUZIONALE: In prima lettura l'aula di Palazzo Madama aveva deciso che i cinque giudici della Corte di nomina parlamentare, fossero eletti "tre dalla Camera dei deputati e due dal Senato". Alla Camera si è tornati all'attuale meccanismo, ossia alla nomina dei giudici da parte del Parlamento in seduta congiunta. Tuttavia in questo modo i senatori avrebbero poco peso, perché con la riforma scendono a 100. C'è ampia condivisione nei gruppi a tornare alla formula del "tre più due". 

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